“Mio figlio rapato a zero: è stato uno shock”

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CALDOGNO (VICENZA) â€” Dalle grandi vetrate al primo piano sopra la vasca della piscina, sembrano coriandoli sospesi in aria che non smettono di volare. Con le loro cuffiette colorate, i bimbi si lanciano a gruppi nel vuoto, spariscono in acqua, poi riemergono e guardano sempre lì, verso quel muro di mamme che viste dall’acqua sono come sospese.
È sabato mattina al centro sportivo Moss di Caldogno, un immenso parco giochi dove nessuno vuole macchiare la festa pensando al bambino di 11 anni
rapato a zero dai suoi istruttori di nuoto. Quelli che qui tutti conoscono perché fino a pochi mesi fa erano i maestri dei loro figli. Dopo la trasferta di maggio a Locarno da cui era tornato senza capelli, tranne quelli che segnavano sulla testa una croce, Samuele (nome di fantasia) non voleva più tornare nella grande vasca: voleva smettere col nuoto. È stata sua madre, lentamente, a convincerlo. «Ora lui e l’altro ragazzino preso di mira in Svizzera, sono ancora qui ad allenarsi. Dopo le dimissioni degli istruttori ha cambiato idea. Altri suoi amici, invece, hanno deciso di cambiare impianto». La mamma di Samuele accetta di raccontare questi mesi di sofferenza in cambio dell’anonimato. Ricorda il momento più doloroso, quando ha visto Samuele scendere dal pullman che riportava a casa la squadra. «Era maggio, faceva caldo, e l’ho visto che scendeva col cappello tirato sulla testa. Ho subito pensato che fosse scivolato e avesse battuto la testa, che si fosse fatto male e avesse nascosto la ferita». La ferita c’era. Ma era quel cranio rasato a zero e due strisce di capelli incrociate sulla testa a formare una croce. «Come gli ebrei», avrebbero detto gli istruttori. Samuele ha raccontato che le prestazioni in gara non c’entravano nulla con la punizione, scattata perché lui, in lacrime, non voleva finire di mangiare una banana a cena, e perché durante le gare aveva smarrito il tesserino di riconoscimento mentre festeggiava la vittoria di un compagno. Il suo amico, invece, non aveva messo a posto un vassoio. Ma mentre Samuele era in Svizzera senza i genitori, l’altro è riuscito ad avvisare con un sms il padre che era con la comitiva e gli ha evitato così la “lezione”.
Ora i tre istruttori sono indagati dal pm di Vicenza Antonella Toniolo per abuso di mezzi di correzione e disciplina: giovedì verranno interrogati. Intanto si difendono: «Io non ho toccato, né tagliato i capelli a nessuno. Ero contraria, e se l’avessi visto mi sarei opposta — dice Giulia P., 21 anni, studentessa di educazione motoria, una delle due istruttrici finite sotto inchiesta, insieme a Giorgia B., 26 anni — . Non so nulla nemmeno di quel riferimento agli ebrei». Il terzo indagato e capo degli istruttori, Roberto S., 52 anni, anche insegnante di educazione fisica a Bassano, affida all’avvocato Anna Sambugaro la sua versione: «Rasarsi i capelli prima di gare importanti è una prassi per tutti i nuotatori agonistici — dice il legale — Un’azione in parte goliardica, in parte necessaria per l’utilizzo della cuffia».
«Ma perché allora è toccato solo a mio figlio? — si chiede la madre di Samuele — La verità  è che abbiamo delegato la patria podestà  a educatori che ce l’hanno restituito traumatizzato. Per due giorni e mezzo non abbiamo avuto notizie del bambino e poi l’abbiamo ritrovato così». Parole condivise dal Garante per l’infanzia, Vincenzo Spadafora, secondi cui quello di Caldogno «è il modo peggiore di educare un bambino ».
Samuele ha raccontato ai genitori che la testa gliel’hanno rapata il sabato, 12 maggio, mentre il suo amico avvisava in lacrime i genitori. Il giorno successivo ha
partecipato alla prima delle due prove, quella del mattino, con la croce sulla testa. Poi una delle educatrici gli avrebbe rasato tutto. «Ma anche così — ricorda ancora la madre — la croce si vedeva, perché il taglio dei capelli è stato fatto in profondità . Ci sono voluti tre giorni perché scomparisse davvero».
Quando i fatti sono venuti a galla, la direzione dell’impianto ha subito sospeso i tre dipendenti, come sottolinea Marcello Vezzaro, sindaco di Caldogno. Per settimane, il piccolo comune che ha dato i natali a Roberto Baggio, si è spaccato. Tra chi voleva che si guardasse avanti e chi chiedeva «una punizione per difendere i propri figli». Tra chi accettava l’idea della «goliardata» e chi parlava di «trauma per i bambini». Anche la famiglia di Samuele ha aspettato prima di presentare, ad agosto, la denuncia. «Non volevamo reagire di pancia, ma con la testa. Ma da quei tre non abbiamo avuto nemmeno una telefonata». Intanto la testa rasata di Samuele è sparita e anche la sua tristezza. «Ha superato bene quel periodo. Ora ha ripreso ad allenarsi. Si tuffa e va veloce come prima. E si diverte ».


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