Scontri a Damasco Parigi e Londra armano i ribelli

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Tuttavia, secondo l’agenzia filogovernativa Sana, le scuole colpite ieri erano usate come «rifugio per terroristi». Negli scontri, sarebbero rimaste uccise 27 persone, tra cui donne e bambini. Nella giornata di venerdì, in un attacco dinamitardo contro l’esercito a Idlib, un giornalista della televisione pubblica siriana è stato ucciso. Mentre i curdi del Partito dell’unione democratica (Pyd) hanno contrastato l’avanzata dell’opposizione armata islamista del Fronte Al-Nusra.
D’altra parte, prosegue il dibattito sul riconoscimento della coalizione dell’opposizione siriana dopo l’incontreo di Doha dello scorso ottobre. Francia e Gran Bretagna hanno riconosciuto il movimento come «unico legittimo rappresentante del popolo siriano». Lo stesso ha fatto la Gran Bretagna. Anche il governo italiano ha riconosciuto la coalizione, definendola l’«unico» rappresentante del popolo siriano. Il governo francese però intende chiedere all’Unione europea di rimuovere l’embargo di armi verso la Siria per permettere agli stati membri di rifornire ufficialmente gli oppositori di armi. I ribelli hanno già  ottenuto ingenti finanziamenti da governi europei e dagli Stati uniti nei mesi scorsi. 
Tuttavia, secondo l’esperto di diritto internazionale, Curtis Doebbler, dell’Università  di Ginevra, il sostegno alla resistenza armata in Siria viola le convenzioni internazionali. «Ogni azione intrapresa per sostenere l’uso della forza da parte di gruppi armati contro un governo legittimo è una grave violazione del diritto internazionale», spiega Doebbler. Ma non solo, «a ogni altro stato della comunità  internazionale è proibito riconoscere lo stato dei fatti creato da questa violazione del diritto. Il sostegno ai gruppi armati in Siria è illegale perché gli insorti usano la forza contro un governo riconosciuto», aggiunge l’esperto. 
La sola eccezione, prosegue Curtis Doebbler, «consiste nel fatto che gli oppositori armati si riconoscano come movimento di liberazione nazionale. Dovrebbero dimostrare allora che l’uso della forza è l’unico strumento per raggiungere il diritto all’autodeterminazione». A questo va aggiunto che «i ribelli sostenuti dall’estero non rappresentano un gruppo chiaramente definito della popolazione siriana, o una maggioranza. Possono dunque essere meglio definiti come attori per procura di potenze esterne che cercano di intervenire in Siria per un cambio di regime».
Doebbler ricorda, infine, alcuni casi analoghi. Nel 1986, gli Stati uniti furono condannati dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja per aver violato questi principi in Nicaragua. «In quella sentenza, la Corte presieduta da un giudice indiano respinse per dodici voti contro tre la giustificazione dell’autodifesa e decise che gli Usa avevano violato l’obbligo di non interferenza armando e finanziando i contras nicaraguensi. Sancirono l’obbligo inequivocabile di non esercitare l’uso della forza, l’obbligo di rispettare la sovranità  e il commercio pacifico», conclude il docente


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