Vanzina e Acli, i volontari e la Cisl

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Il profondissimo spazio scuro (in origine era un hangar) è strapieno. Nemmeno una hostess, allestimento essenziale, solo migliaia di sedie occupate, 7200 presenze complessive, decine di pullman parcheggiati fuori a bloccare la via Tiburtina in un sabato di shopping. Gente vera, in carne e ossa, molti uomini in giacca e cravatta, donne non patinate. Un pezzo di società  alla ricerca di uno sbocco politico. Eppoi, delegazioni dei partiti (tutti tranne il Pdl, Idv e 5 stelle), osservatori speciali come il sottosegretario a Palazzo Chigi Peluffo, il ghost writer di Monti Stefano Grassi, il pupillo di Passera Alessandro Fusacchia, il democratico più vicino a Giorgio Napolitano, Umberto Ranieri.
È un partito appena nato, ma già  capace di dare vita a un’atmosfera da congresso, con l’attenzione che si riserva a un fenomeno che potrebbe cavalcare la cresta dell’onda. I sondaggi dicono che “Verso la terza repubblica”, nome molto provvisorio, o “Italia civica per Monti”, nome molto più probabile, viaggia intorno al 7 per cento. Il 10-15 se il premier fosse davvero in campo. Cifre lontanissime dai risultati della Dc. Eppure qui c’è uno spaccato d’Italia in libera uscita dai partiti tradizionali, Pdl prima degli altri. «Attenzione a questo frammento della classe dirigente, quello dei tanti piccoli imprenditori», spiega lo spin doctor di Montezemolo Carlo Calenda. «Non c’è Renzi ma noi contiamo di prendere la fetta del suo elettorato che non può stare con la sinistra tradizionale di Bersani», aggiunge Andrea Romano, braccio destro del presidente Ferrari. I sondaggisti Roberto D’Alimonte e Nicola Piepoli annusano l’aria. Ex democristiani del Pd seguono attentamente i lavori, Pierluigi Castagnetti, Francesco Saverio Garofani, Antonello Giacomelli. «Un’esperienza positiva, noto molti punti in comune con il Pd», commenta Giacomelli sottoscrivendo una futura alleanza. La sinistra dc è ben rappresentata anche da Lorenzo Dellai. I finiani Umberto Croppi e Flavia Perina, come gli altri politici, sono in mezzo al pubblico.
Un po’ nascosti. Così li ha voluti Montezemolo, lontani dalle inquadrature. L’Udc Ferdinando Adornato ascolta il patron di Maranello e poi lo abbraccia prima di lasciare gli studios. Un nuovo centro può nascere senza chi lo ha presidiato fino adesso, ossia Casini? È la domanda che circola nella sala e nell’enorme cortile di fronte.
Il palco è riservato solo ai volti della novità . Irene Tinagli, Montezemolo, Riccardi, Andrea Olivero, la rettore dell’Università  per stranieri Stefania Giannini. Gli applausi sono molto sobri, non paragonabili a quelli delle truppe cammellate protagoniste delle assise dc. I video però raccontano di un partito che punta a parlare soprattutto
della famiglia, alla famiglia: nucleo fondamentale della società , mondo che racchiude tutti i mondi. Sullo schermo scorrono le immagini di figli, padri, madri, anziani, malati. Non manca il «fare sistema, fare squadra», mantra montezemoliano.
«Dalla squadra al compasso », scappa detto al vecchio amico di Prodi Giovanni Maria Flick che evoca il mistero delle logge massoniche. Ma l’impronta culturale del movimentismo cattolico appare evidente. La rete sul territorio gettata da Montezemolo nel corso degli anni si presenta in una veste strutturata e piuttosto solida. Intorno a Mario Monti, per la prima volta il chimerico Grande centro può recitare di nuovo un ruolo. All’uscita i pullman fanno impazzire il traffico della Tangenziale in direzione dell’autostrada. Più di una prova generale. Un prova di forza. Per dimostrare che il cucciolo di balena è pronto a crescere 


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