«Il mio passo indietro dipende anche da Monti»

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ROMA — «Io in questo momento sono candidato a Palazzo Chigi». Silvio Berlusconi esordisce con queste parole alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa «Il Palazzo e la Piazza». Dopo giorni di incertezza pareva che si fosse diradata la confusione sulle reali intenzioni dell’ex premier. E invece, benché incalzato dalle domande dei giornalisti (oltre all’autore, c’erano Massimo Franco e Marcello Sorgi) il Cavaliere non consente che la nebbia sulle sue prossime mosse si dissolva. Ciò che è certo è che il Cavaliere si è ben sistemato al centro della scacchiera politica, spingendo gli altri a muovere per primi. «Il mio passo indietro o avanti — argomenta — dipende da come si sviluppano le cose. Se c’è bisogno sono a disposizione. Io non credo che Monti accetti di potere diventare uomo di parte e di partito, ma ove Monti decidesse di aderire a questa richiesta, tutto lo schieramento moderato arriverebbe a questa possibilità . Io in passato lo proposi come federatore dei moderati». E, aggiunge, «in quel caso mi occuperei della mia formazione politica e non avrei nessun problema a ritirare la candidatura». Insomma, nelle sue parole permane una sorta di ambiguità : se non corro per la premiership posso però guidare la coalizione dei moderati. Ipotesi che suscita commenti sprezzanti di Pier Ferdinando Casini, accusato dallo stesso Berlusconi per l’ennesima volta di avere rotto il fronte dei moderati. «È in evidente stato confusionale», è il commento del leader centrista. Altrettanto aspro il giudizio di Gianfranco Fini che su Twitter scrive: «Dopo avergli tolto la fiducia ora considera Monti una pedina da muovere sullo scacchiere di Arcore».
In ogni caso, il Cavaliere si spende in grandi elogi nei confronti dell’ex commissario europeo che gli è succeduto a Palazzo Chigi. «Ebbi a offrire al professor Monti — ricorda — di entrare nel mio governo come ministro dell’Economia perché ho stima personale molto elevata nei suoi confronti, non ho remore a dirlo come non ho remore ad affermare che l’ho invidiato perché ha avuto la possibilità  di fare decreti su tutto, anche su materie ordinarie».
Berlusconi sarebbe pronto a fare un passo indietro solo se Monti fosse disposto a tenere assieme (e a guidare) il rassemblement dei moderati, compresa la Lega «perché se la Lega non ci stesse avremmo un frazionamento che non garantirebbe la governabilità ». Ma la Lega è all’opposizione di Monti, viene fatto notare. «Che la Lega sia contraria a Monti non lo darei così per scontato, loro erano contrari a questo governo dei tecnici», risponde Berlusconi.
Roberto Maroni, gli viene chiesto, ha condizionato il via libera a un’alleanza con il Pdl a un suo passo indietro. «Con la Lega — risponde — trattiamo e stiamo trattando il riconoscimento a Maroni come candidato presidente della Lombardia. Se la Lega non arriva con noi a un accordo sulla mia candidatura alla presidenza del Consiglio o noi non arriviamo a un accordo sulla candidatura di Maroni presidente della Lombardia, immediatamente cadrebbero i governi di Veneto e Piemonte guidati da uomini della Lega». Un modo molto chiaro per avvertire i dirigenti del Carroccio: attenzione a non tirare troppo la corda.
Berlusconi accentua il proprio profilo amletico che sembra essere il tratto di questo ultimo periodo, quando replica con un certo fastidio a Vespa che gli chiede con insistenza se farà  un passo indietro. «No, non è così. La politica non è così semplice se no la fareste anche voi…». Allora si profila un’alleanza nel nome di Monti? «È possibile». Non solo, Berlusconi immagina poi che «se il partito di Montezemolo si unisse a noi certamente vorrebbe un candidato diverso da me e io, nell’interesse del Paese, nell’interesse dello schieramento dei moderati, sono pronto a fare qualsiasi cosa…». E subito dopo afferma (ancora una volta) di essere disposto a farsi da parte: «Non è affatto escluso che Angelino Alfano — ha tutta la mia stima e lo considero tra i migliori protagonisti della politica italiana — sia lui il candidato premier e ieri sera (martedì, ndr) ho avuto l’ok della Lega. Quindi la sua candidatura è in pole position».
Infine Berlusconi rivela che «non possiamo candidare Marcello Dell’Utri». Il senatore «amico fraterno» del Cavaliere ha polemizzato duramente con Alfano accusandolo di non avere gli attributi. E Alfano, a sua volta, lo ha pesantemente criticato. Ebbene, dinanzi a questo scontro, Berlusconi prende le parti di Alfano.


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