Coca, la legge degli ipocriti

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Secondo il testo della Convenzione Unica, la masticazione della foglia di coca doveva essere messa al bando dopo venticinque anni dal 1964, data dell’entrata in vigore della Convenzione stessa. Questa norma si fonda su un rapporto, platealmente inficiato di pregiudizio, della Commissione d’inchiesta sulla foglia di coca del 1950, che peraltro non conteneva alcuna seria argomentazione per il divieto.
Nel 2011, la Bolivia tentò di emendare la Convenzione per eliminare il divieto della foglia di coca, ma era chiaro fin dall’inizio che gli Stati Uniti si sarebbero opposti. Gli statunitensi non volevano essere i soli ad avanzare obiezione; perciò, col sostegno dello Incb (International Narcotics Control Board), misero insieme un drappello di cosiddetti «amici delle Convenzioni» per marciare contro ciò che secondo loro avrebbe minato «l’integrità  della Convenzione»: diciotto paesi “alleati” si opposero alla Bolivia e così l’emendamento fu bloccato. La Bolivia si è allora vista costretta a uscire dalla Convenzione, chiedendo di poter riaccedere con la riserva di mantenere legale l’uso della foglia di coca. Questa procedura è prevista dal trattato e può essere bloccata solo se un terzo degli stati membri (62 su un totale di 184) si oppongono entro la data limite del 10 gennaio: al 3 gennaio, solo Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Svezia e Italia avevano espresso opposizione.Questi cinque paesi sono gli stessi che si sono opposti al tentativo della Bolivia di emendare la Convenzione, con lo stesso argomento che usano oggi contro la richiesta di poter rifirmare il trattato: la supposta necessità  di mantenere intatta la Convenzione. Peccato che siano stati proprio gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Svezia a proporre per primi di cambiare il trattato: i loro emendamenti hanno portato al protocollo del 1972 di modifica della Convenzione del 1961. E’ il regno dell’ipocrisia: «quod licet Iovi non licet bovi».
Quanto alle attuali obiezioni alla Bolivia, la Svezia in particolare difende l’intento della Convenzione di vietare la masticazione della foglia di coca, mostrando una totale mancanza di rispetto per i diritti delle popolazioni indigene boliviane, sanciti nel 2007 in un’apposita dichiarazione Onu a protezione delle culture autoctone. La cultura ancestrale della foglia di coca è anche protetta dalla Costituzione Boliviana del 2009. L’Italia invece avanza un’obiezione formale, sostenendo che la procedura adottata dalla Bolivia è contraria al principio di «buona fede» della legge dei trattati internazionali, in quanto mirerebbe ad aggirare i limiti stabiliti negli articoli 49 e 50 della Convenzione Unica. Ma la procedura della Bolivia si basa proprio sull’art.50, par.3 della stessa Convenzione, che concede allo stato che desideri sottoscrivere la Convenzione il diritto di chiedere riserve altre da quelle già  previste nell’art.49. Dunque la Bolivia ha il diritto di fare ciò che sta facendo e segue le procedure corrette. Vi invitiamo a protestare inviando e mail al ministero degli affari esteri italiano.
(testo su www.fuoriluogo.it)
*TransNational Institute


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