“Fiat e Chrysler saranno una cosa sola”

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DETROIT — I tempi della fusione con Chrysler sono vicini. Non avverrà  entro la fine dell’anno ma è un obiettivo possibile per il 2014 quando, il primo giugno, Sergio Marchionne celebrerà  i dieci anni alla guida della Fiat. «Tecnicamente — spiega l’ad del Lingotto all’apertura del Salone di Detroit — ci vorranno nove mesi per completare l’operazione dal momento in cui si deciderà  di farla». Ma, avverte il manager italiano, «è il fondo Veba che deve decidere quando uscire». Come dire che molto dipende dalla contrattazione con il fondo dei sindacati americani che detiene ancora il 41,5 per cento delle quote. «Fosse per me — conclude Marchionne — l’avrei fatto già  prima di Natale».
La fusione con Chrysler è solo uno dei capitoli di un 2013 che potrebbe segnare una nuova svolta per il gruppo del Lingotto. Una parte di quel futuro è rappresentato da due hostess che sorridono ai visitatori nella galleria che precede l’ingresso al salone, negli spazi che tradizionalmente si riservano ai venditori di aspirapolvere. Le due signorine si fanno fotografare di fronte a tre modelli della cinese Gac, il costruttore che già  costruisce con Fiat la Viaggio. «L’anno prossimo — confessano le due hostess — speriamo che il nostro stand sia dentro il salone». Potrebbero entrarci se andrà  a buon fine la trattativa per produrre in Cina la Jeep Grand Cherokee. Marchionne frena gli entusiasmi: «Ci stiamo lavorando non c’è ancora un accordo ». Potrebbe essere questione di poco a giudicare dal fatto che una nutrita delegazione della Gac era presente ieri in prima fila alla conferenza stampa della Jeep. Ma la Cina non è l’unica meta di sviluppo, l’altra area di forte interesse è la Russia.
Il successo del marchio-icona dell’America (nel 2012 il (Grand Cheokee è stato il suv più venduto in patria), potrebbe avere conseguenze positive anche per la produzione in Italia. «Il nuovo suv Maserati — racconta Marchionne — dovevamo costruirlo qui a Detroit sull’architettura del Grand Cherokee. Poi il successo del suv Jeep ha saturato l’impianto e il suv Maserati lo faremo in Italia». A Mirafiori? «In Italia». L’ad conferma che la fase dell’attesa è finita: «Grazie agli effetti del successo in America possiamo permetterci di investire in Italia». Dove comunque «abbiamo scelto di non chiudere stabilimenti dopo quello di Termini
Imerse che ha cessato l’attività  nel 2008». Nessuna chiusura in un momento di sovracapacità  produttiva? «Abbiamo compiuto una scelta coraggiosa e la rispetteremo». Sarebbe stata possibile quella scelta dopo la fusione con Chrysler? «Beh, in questi casi è soprattutto importante convincere gli investitori finanziari. L’azionista Fiat ci ha sempre sostenuto». Al salone l’ad è accompagnato da John Elkann.
Marchionne conferma la nuova strategia del gruppo di «puntare sulle auto premium, quelle a maggior valore aggiunto». E spiega: «A causa dei grandi volumi da produrre, mettere in piedi una linea come quella della Panda a Pomigliano costa poco meno che realizzare gli impianti per due auto di lusso come le Maserati a Grugliasco ». Sul segmento premium i concorrenti da battere in Europa e nel mondo sono i tedeschi. Alla conferenza stampa Volkswagen si respira la soddisfazione. Il responsabile dell’Audi, Rupert Stadler, attribuisce il successo anche a marchi come Lamborghini e Ducati. E si lascia scappare: «Siamo gli ambasciatori del made in Italy nel mondo ». Marchionne reagisce con ironia made in Italy: «Lo accetto come un contributo al lavoro enorme che stiamo facendo noi. Grazie».


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