«Redditometro contro spudorati e finti poveri»

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ROMA — Una franchigia di 12 mila euro l’anno. Ecco la prima novità  sul redditometro lasciata trapelare ieri dall’Agenzia delle Entrate: gli scostamenti tra spese e reddito dichiarato dai contribuenti sotto quella soglia non faranno scattare l’indagine del Fisco.
E di queste novità  dovrebbe arricchirsi la circolare che l’Agenzia delle Entrate deve emettere per chiarire tutti i dubbi sul nuovo redditometro ma soprattutto per «aggiustare il tiro» e sopire una volta per tutte le polemiche politiche. Ieri anche la Corte dei conti ha chiesto cautela affinché si eviti «un uso disinvolto delle informazioni non verificate». Mentre il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha chiesto il ritiro dello strumento di accertamento, che pure è stato messo a punto dal governo Berlusconi.
Ma più che per una marcia indietro è probabile che il governo Monti opti per una frenata, operata appunto attraverso la circolare. Di questo dovrebbero aver parlato ieri sera a Palazzo Chigi il premier Mario Monti e il direttore dell’Agenzia, Attilio Befera in un incontro che è stato presentato come uno scambio di informazioni sulle entrate.
In realtà  una nota esplicativa dell’Agenzia delle Entrate sul redditometro era già  pronta per essere emessa non appena i toni si fossero smorzati. Ma a questo punto è probabile che la nota venga assorbita dalla circolare che ha efficacia pienamente normativa e senza della quale, peraltro, i controlli del redditometro non potranno partire.
Nella circolare l’Agenzia delle Entrate spiegherà  l’intento degli accertamenti, la natura, che «non è di accertamento di massa», e la modalità  delle verifiche. Una novità  tranquillizzante l’ha già  anticipata ieri il vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate, Marco Di Capua, in un convegno organizzato dal presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, Maurizio Leo. «I controlli che verranno effettuati con il redditometro — ha spiegato — non prenderanno in considerazione scostamenti tra spese e reddito dichiarato pari a mille euro al mese: 12 mila euro l’anno» con questo introducendo una sorta di franchigia che dovrebbe annullare il peso delle famigerate medie Istat nel conteggio del reddito complessivo.
«Il redditometro — ha detto il vicedirettore — è uno strumento utile e idoneo per intercettare forme di evasione spudorata e finti poveri». E ancora: «Con la platea di spesa ampliata, e non limitata da alcuni beni come in passato, non c’è criminalizzazione della ricchezza perché è giusto impiegare liberamente il proprio reddito».
Sul redditometro «si sta aggiustando il tiro» ha svelato Maurizio Leo, che ieri nel convegno ha ospitato anche Befera: «Si va sulla strada di tener in minor considerazione gli elementi statistici». Befera, al convegno, aveva infatti precisato: «Il redditometro è uno strumento che a differenza del passato abbandona il ricorso alla presunzione di disponibilità  di pochi beni e si concentra sulla spesa effettiva del contribuente che ha un reddito non adeguato a supportarla».
Intanto sulla Tares, la nuova tassa rifiuti, al Senato si è giunti a un compromesso: slitta a luglio il pagamento della prima rata. Il decreto relativo passa ora alla Camera.
Antonella Baccaro


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