“Meglio al freddo che licenziati” e per salvare i posti di lavoro l’azienda taglia i riscaldamenti

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TORINO. LAVORARE al freddo per salvare gli stipendi. Abbassare il termostato da 18 a 16 gradi per risparmiare sulla bolletta del gas. È la condizione posta ai mille lavoratori impiegati nei due stabilimenti torinesi della Tekfor Neumayer. La fonderia, di proprietà  tedesca è in crisi di liquidità .
ED È in crisi di liquidità  da quando il tribunale ha disposto l’amministrazione controllata della casa madre per scongiurare il fallimento e sono stati tagliati i fondi per il funzionamento delle sedi estere. Addirittura, o per fortuna, con i 17 milioni di deficit non può neanche licenziare parte dei lavoratori perché non ha abbastanza soldi per pagare le liquidazioni, gli incentivi e gli ammortizzatori sociali. Stando così i conti non c’era denaro per pagare il salario di gennaio e Roberto Peiretti, amministratore delegato delle sedi di Avigliana e Villar Perosa, ha tracciato la sua revisione delle spese, raschiando il fondo del barile. Ha ridotto del 20 per cento lo stipendio dei dirigenti e in percentuale minore quello dei quadri e dei funzionari. Inoltre sono state tagliate le auto aziendali di grossa cilindrata, così come i telefoni cellulari e le consulenze esterne. Ma ancora non bastava.
E si è arrivati alla voce del riscaldamento. «Sono scelte drastiche che però stanno dando risultati positivi in termini di bilancio », spiega l’ad Peiretti. Una scelta, però, contestata. «In questi giorni è in corso una polemica con l’azienda per questa decisione — afferma Marinella Baltera della Fiom-Cgil — A metà  dicembre era stato prospettato di abbassare il riscaldamento e noi ci eravamo opposti». Ma la multinazionale è andata avanti e ha girato verso il basso la manopola del termostato. «Prima dello stop per le feste natalizie è anche accaduto che di sabato e domenica, quando per il ciclo continuo i lavoratori sono ridotti, l’impianto si sia fermato del tutto — continua la Baltera — Ora vedremo cosa accadrà  la prossima settimana alla ripresa della produzione ».
L’iniziativa assunta dalla direzione torinese della Tekfor è messa sotto accusa anche dal segretario provinciale della Fiom di Torino, Federico Bellono: «In tempi di crisi va di moda parlare di spending review, ma l’alternativa tra riscaldamento e stipendio non è accettabile — attacca — In questa fase più che in altre ci sono tentativi di risparmi a tutti i costi, ma è evidente che ci sono questioni che non possono essere oggetto di scambio». Una di queste è, secondo il segretario Fiom, la qualità  degli ambienti di lavoro: «In anni di sindacato non è la prima volta che si pone sul piatto dei tagli la questione della temperatura — spiega — Dal punto di vista legale ci sono norme che regolano i termostati, che tuttavia vengono stiracchiate. Ma soprattutto si tratta di misure che possono essere un boomerang per l’azienda perché in un ambiente poco salubre ci si ammala più facilmente e si rischia di aumentare l’assenteismo».
Tuttavia i lavoratori sembrano essersi rassegnati. Bruno Allegro, operaio delegato Rsu Uilm della sede di Avigliana, parla di «una decisione che i dipendenti hanno accettato malvolentieri, ma non si poteva fare altrimenti per portare a casa gli stipendi. Quando è arrivato il grande gelo la situazione era davvero difficile e abbiamo chiesto e ottenuto che, almeno per qualche giorno, venisse nuovamente alzata la temperatura di pochi gradi». Gian Piero Clement, Rsu Alp della fabbrica di Villar Perosa, ammette: «In questa fase gli operai preferiscono fare sacrifici piuttosto che rimanere senza lavoro o busta paga. L’azienda sta cercando di risparmiare su tutto, e a tutti i livelli». Soprattutto si confida nei segnali positivi e di ripresa che arriverebbero dalla Germania, visto che entro metà  anno dovrebbe realizzarsi l’operazione di vendita della società , che in Italia lavora spalla a spalla con la Fiat.


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