“CasaPound con noi”, bufera su Grillo

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BOLOGNA – Nella rossa Emilia Romagna la strizzata d’occhio di Grillo a CasaPound provoca le prime dimissioni e scatena la rivolta dei grillini antifascisti. Candidati al Parlamento compresi. Ha un diavolo per capello Michela Montevecchi, capolista al Senato, che scrive su Facebook: «Le idee espresse da Grillo non mi rappresentano nel modo più assoluto e perciò le reputo fatte a titolo personale. La Costituzione vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista. Cosa ci faceva CasaPound davanti al Viminale?». Il comico intanto si lancia nella crociata contro le liste civetta, annunciando che se sarà  ammessa quella che copia il logo dei grillini si ritirerà  dalla corsa elettorale.
Nella culla dei 5 Stelle la protesta contro il guru, che venerdì aveva detto «anche se uno è di CasaPound ma ha i requisiti da noi previsti io lo candido», è pervasiva. Il fronte emiliano è compatto, arrabbiato, indignato. A Carpi, il consigliere comunale Lorenzo Paluan, eletto con il sostegno di Rifondazione Comunista, lascia i cinque stelle. «Un movimento che nasce per chiedere più democrazia, non può essere non antifascista», è l’incipit della sua nota di commiato. A Bologna che si scatena un vero e proprio tsunami politico, con eletti e attivisti che su Twitter e Facebook prendono le distanze dal “capo politico”, a suon di “Io con CasaPound non ci sto” e #NotInMyName. «Credo di essere sempre stato una persona di ampie vedute, ma voglio che certe ideologie fasciste e xenofobe mi stiano lontane. Fanno parte di un mondo che non c’è più, violento e intollerante», manda a dire a Grillo il consigliere di quartiere Marco Gherardi. Il suo collega Michele Onofri scrive: «Nel movimento cinque stelle ognuno parla a titolo personale, Grillo compreso». Qualcuno taglia corto: «Ma se Grillo iniziasse a stare un po’ zitto?».
Il comico però a mettere il silenziatore non ci pensa proprio. Se il simbolo-civetta depositato dall’ex grillino catanese Andrea Foti, verrà  ammesso, eventualità  che i giuristi ritengono la più probabile secondo la normativa vigente, Grillo minaccia di sfilarsi dalla corsa al Parlamento. Dal blog annuncia: «In caso della presenza di un simbolo confondibile con quello del Movimento 5 Stelle non parteciperemo alle elezioni. Lo sapremo martedì. Se entreremo in Parlamento lo apriremo come una scatola di tonno. Se non ci lasceranno partecipare se ne prenderanno la responsabilità ». E poi si scaglia contro le regole per la presentazione dei simboli che costringono a «passare 90 ore al freddo, di giorno e di notte, con i turni e le tazze di caffè caldo». Immediata la reazione di solidarietà  del mondo politico, con Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che su Twitter scrive: «Taroccare il simbolo del Movimento 5 Stelle per impedire a Grillo di correre è una porcata e mi auguro che non sia consentita». E su Facebook l’onorevole della Lega Nord Marco Reguzzoni, autore anche di un’interrogazione sul tema, scrive: «Non mi piace quello che stanno facendo a Grillo». Foti, l’autore del logo civetta, si difende: «Simbolo depositato nel 2007. E solo perché sono di Catania non vuol dire che sono un mafioso».
Intanto al Viminale, dove oggi pomeriggio alle 16 si chiuderà  il termine per la presentazione dei simboli, spuntano i simboli più fantasiosi. L’ultimo arrivato, il numero 119, si chiama “Movimento Bunga-bunga”. La scritta campeggia su uno sfondo giallo, con all’interno di tre cerchi concentrici bianco, rosso e verde. In alto, due omini con la testa tonda e nera si prendono a calci. A fare compagnia al logo civetta dei cinque stelle c’è anche il simbolo “Stato ladro, forza evasori”. E quello di chi vuole la chiusura degli ospedali. Per non parlare dell’immancabile Cicciolina che campeggia sul simbolo del partito Dna: democrazia, natura, amore.


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