Regole più severe nell’Ue, via al fiscal compact

Loading

ROMA — Regole più severe e sanzioni per chi sgarra. Con il primo di gennaio 2013, nella Ue, è scattato il Fiscal Compact uno dei primi strumenti – fortemente voluto dalla Bce di Mario Draghi – di cui l’Eurozona si è dotata per potenziare la sorveglianza sui conti pubblici degli Stati. Firmato nel marzo scorso da venticinque Capi di Stato e governo (non dalla Gran Bretagna e dalla Repubblica Ceca) il patto introduce l’obbligo del pareggio di bilancio – inserito nella Costituzione – e fissa multe severe per chi non lo rispetta. Non solo: prevede un percorso a tappe forzate per il rientro del debito pubblico che dovrà  ridursi di un ventesimo l’anno. I Paesi che fino ad oggi hanno ratificato il patto sono dodici (fra cui l’Italia, l’ultima a farlo è stata la Finalndia), numero sufficiente a farne scattare l’entrata in vigore fin da adesso.
Nei fatti, quindi, il Fiscal compact è un possente steccato formato da rigidi paletti con il quale qualsiasi coalizione si candidi a governare l’Italia dopo le elezioni dovrà  fare i conti. Rigore e austerity sono praticamente obbligatorie, se si vuol continuare a far parte dell’Unione. Il «contratto» introduce infatti la «regola d’oro» del pareggio nelle Costituzioni nazionali o in legislazioni equivalenti e prevede «sanzioni semiautomatiche » contro ogni «violazione del criterio dell’avanzo».
L’equilibrio da rispettare è fissato in questi termini: il deficit strutturale del Paese (al di fuori degli elementi eccezionali e del pagamento degli interessi sul debito) non potrà  superare lo 0,5 per cento del Pil valutato a prezzi di mercato. Per i Paesi che hanno un debito al di sotto del tetto del 60 per cento del Pil il margine di tolleranza raddoppia e sale all’1 per cento.
Se questi limiti non saranno rispettati scatterà  una correzione automatica, definita dagli Stati sulla base delle raccomandazioni della Commissione Ue. Le procedure potranno essere bloccate solo con una maggioranza qualificata contraria (serve l’85 per cento). Ora i governi che hanno accettato queste regole hanno un anno di tempo a partire dall’entrata in vigore del trattato per mettere in atto le nuove norme sul pareggio. Per chi non introdurrà  l’obbligo del pareggio, la Corte di giustizia Ue – le cui decisioni sono vincolanti – potrà  imporre sanzioni fino a un massimo dello 0,1 per cento del Pil. Le multe, in questo caso «dovranno essere versate all’Esm, il fondo salva-Stati permanente.
Questo per i conti dell’anno, ma non basta. Il Fiscal compact prevede infatti l’obbligo di rientrare verso il tetto del 60 per cento del rapporto debito/Pil al ritmo di un ventesimo l’anno per la parte eccedente. Il testo fa riferimento al «six pack» votato dal Parlamento europeo nel 2011, in cui si menzionano gli altri «fattori rilevanti» che concorrono a determinare la sostenibilità  di medio periodo: indebitamento privato, spesa pensionistica, attivo patrimoniale.
E’ chiaro che la stretta e il percorso di controllo e sorveglianza così rigido si è prestato a diverse polemiche ( prima fra tutte – in Italia – quella del giurista ed ex ministro Guarino che ha definito il trattato illegale). Per la Germania di Angela Merkel invece la sua attivazione è una «buona notizia», una pietra miliare «per la risoluzione della crisi dei debiti sovrani perché induce gli Stati a mantenersi sul cammino del consolidamento delle finanze pubbliche». Per Monti e un cavallo di battaglia, per Bersani un testo di fronte al quale bisogna «saper andare oltre». «Non voglio rinegoziare il Fiscal compact nè nessuno degli accordi raggiunti nell’ultimo anno, ma è necessario guardare avanti» ha commentato nei giorni scorsi.


Related Articles

«Non c’è più tempo da perdere» Atene inizia i colloqui con i creditori

Loading

Accolte le richieste dell’Eurogruppo. Kammenos (Difesa): se Berlino ci abbandona, la inondiamo di immigrati

Quei 150 milioni dell’aumento Bpm e l’incrocio con Mutuel e Alessandria

Loading

Il documento del cda con i punti dell’accordo sulla Legnano. I magistrati di Milano hanno chiesto le carte sul convertendo e sulla fusione. Controversa la spesa di 48 milioni per un immobile dalla Fondazione alessandrina 

L’illusione della governance del capitalismo

Loading

Economia. «La Federal Reserve e la crisi finanziaria», il libro di Ben S. Bernanke, che ne è stato governatore in America negli anni caldi. Le iniezioni di liquidità non sono tutto e non abbattono l’instabilità del mercato

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment