Tassa sui milionari, Hollande riflette

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PARIGI. Gérard Depardieu (nella foto Reuters) è scappato in Russia (ma ieri era già  in Svizzera e poi verrà  in Francia, perché ha un processo per guida in stato di ebrezza), per non pagare troppe tasse e godere della flat tax di Putin al 13%. Brigitte Bardot minaccia anche lei di andare in Russia, ma giura che non è per le tassa ma per protestare contro la minaccia di eutanasia che pesa su due elefanti di Lione, affetti da tubercolosi. Intanto, il governo pensa a come ripresentare la tassa al 75% sui guadagni che superano il milione di euro l’anno, bocciata il 29 dicembre dal Consiglio costituzionale per ragioni tecniche. I nove saggi (tutti di destra) si sono limitati ad annullare la tassa perché sarebbe stata calcolata sui redditi di una persona singola, mentre in Francia l’imposta sul reddito è su base famigliare. Il Consiglio costituzionale non si è pronunciato direttamente sul tasso di imposizione, ma ha contemporaneamente bocciato una misura che prevedeva prelievi tra il 72 e il 77% sulle buonuscite d’oro, perché considerata una «confisca». Il governo ha quindi paura di spostare semplicemente la tassa al 75% dai redditi individuali a quelli famigliari – cosa che, tra l’altro, aumenterebbe il numero dei contribuenti – perché teme una bocciatura per «confisca».
Così, altre strade vengono esplorate. Per il momento, sembra certo che il governo non rinuncerà  alla super-tassa, diventata un simbolo che serve a Hollande a pararsi un po’ a sinistra, da dove partono forti critiche verso la troppa prudenza governativa. Pierre Moscovici, ministro dell’Economia, ha confermato che verranno fatte delle modifiche alla tassa per farla accettare dal Consiglio costituzionale, «per fare in modo che ci sia davvero uno sforzo eccezionale da parte dei più ricchi», ma «senza correre il rischio di una nuova censura». Il governo farà  «molto in fretta» delle nuove proposte, in modo da poter introdurre la super-tassa nella finanziaria 2014 (per tassare i redditi 2013), dopo aver perso un anno con la bocciatura del 29 dicembre. Il ministro del bilancio, Jérà´me Cahuzac, ha delineato una via d’uscita: far pagare meno del 75%, ma più a lungo. Tre anni di più – o addirittura perennizzare – invece che i due anni «temporanei» previsti in un primo tempo. Moscovici ha evocato una super-tassa «fino alla fine della crisi», con lo scopo di dimostrare alla sinistra scontenta per i 20 miliardi di aiuti alle imprese concessi in nome del recupero di competitività , che anche i ricchissimi sono chiamati a partecipare alla solidarietà  nazionale secondo le loro possibilità  (del resto, oggi la tassa al 75% sembra straordinaria, ma negli Usa, dalla crisi degli anni ’30 fino a Reagan, il tasso marginale era superiore all’80% e in Gran Bretagna, prima di Margaret Thatcher, si arrivava al 98% per i redditi da capitale e all’83% su quelli da lavoro oltre una certa soglia).
Il governo esplora anche altre piste. Tra queste, tassare le imprese che versano super-stipendi ai dirigenti oppure ritirare per queste imprese la possibilità  di dedurre l’imposta sulle società .
Un’altra strada, più ambiziosa, è suggerita da alcuni economisti impegnati a sinistra: perché non approfittare della sberla ricevuta dalla decisione del Consiglio costituzionale per avviare una riforma radicale del fisco in Francia? Il progetto è rendere più giusta la tassazione, più progressiva di quella esistente oggi. E di renderla al tempo stesso più trasparente, con meno eccezioni o «nicchie». Un fisco troppo complicato fa perdere fiducia ai cittadini, mina il «consenso all’imposta» che è alla base della democrazia. Intanto la Francia, per lottare contro l’esilio fiscale, ha annullato pochi giorni fa la convenzione che impedisce la «doppia imposizione» con la Svizzera, paese che dà  un attestato di domicilio fiscale ai residenti esteri che pagano un «forfait» (tassa inferiore a quella dei paesi confinanti), anche se parte o tutto il reddito è prodotto altrove. D’ora in poi, i circa 2mila residenti francesi in Svizzera dovranno pagare la differenza delle tasse in Francia. Per il governo, non è facile calcolare quanti francesi cerchino esilio fiscale in terre più accoglienti: sembra che tra le 600 e le 800 persone abbandonino ogni anno la Francia per paesi più accoglienti.


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