Tre Kurde del Pkk uccise a Parigi

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PARIGI. Parigi è nuovamente teatro di un assassinio politico legato a un paese mediorientale. I corpi di tre giovani donne sono stati trovati nelle notte tra mercoledì e giovedì, freddati tutti e tre con un colpo di pistola alla testa, nella sede di un centro di informazione sui kurdi, in rue Lafayette. Sakinz Cansiz è descritta come uno dei fondatori del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan. Fidan Dogan, 32 anni, era la direttrice del centro e la rappresentante in Francia del Congresso nazionale kurdo, Leyla Soylemez è presentata come una «giovane attivista». Ieri mattina, appena diffusa la notizia del triplice assassinio, molti cittadini di origine kurda si sono riuniti in rue Lafayette, sventolando bandiere con il volto del leader kurdo in prigione in Turchia, Abdullah Ocalan, e hanno subito accusato: «Turchia assassina, Hollande complice».
In Francia vivono più di 150mila kurdi, al 90% provenienti dalla Turchia. Secondo Kendal Nezan, dell’Istituto kurdo di Parigi, il crimine è molto probabilmente politico, legato ai primi passi di un accordo di pace che si sta delineando proprio in questi giorni in Turchia, tra il governo e il Pkk: possono essere «gli estremisti dei due campi», afferma Nezan, che si oppongono al processo di pace. Da Ankara sono arrivate subito accuse a frange del Pkk: «Sappiamo che ci sono dissensi nel Pkk» ha affermato Hà¼sseyin Celik, vice-presidente dell’Akp, partito islamista del premier turco Recep Tayyip Erdogan.
Il governo francese non si pronuncia. Per Manuel Valls, ministro degli interni, che si è recato in rue Lafayette ieri mattina, si tratta «probabilmente di un’esecuzione». Ma bisogna aspettare gli sviluppi dell’inchiesta, affidata alla sezione anti-terrorismo della polizia giudiziaria di Parigi. Le accuse dei manifestanti kurdi ieri a Parigi facevano rifermento all’attenzione che la polizia giudiziaria francese riserva ai militanti del Pkk rifugiati in Francia, sospettati di far pagare ai loro compatrioti immigrati un’ «imposta rivoluzionaria» per finanziare l’attività  in Turchia.
L’assassinio ha avuto luogo pochi giorni dopo l’incontro, avvenuto il 3 gennaio scorso, tra il dirigente kurdo, Ahmet Tà¼rk, del Bdp (partito per la pace e la democrazia, vetrina legale del Pkk) e Abdullah Ocalan, nell’isola-prigione di Imrali, di fronte a Istanbul, dove il leader kurdo sta scontando una pena all’ergastolo. Ocalan, che conserva un grande carisma tra i kurdi del Pkk, deve mettere a punto un testo da diffondere ai membri del Bdp, ai militari del Pkk che hanno stabilito un quartier generale nel nord dell’Iraq, ai rappresentanti esiliati in Europa e anche alla popolazione turca: in questa lettera, il leader kurdo dovrebbe parlare di pace e chiedere che venga applicato da tutti un «patto di non aggressione con effetto immediato». La Turchia, in cambio del rispetto di questo patto, avrebbe accettato di fare delle concessioni, a partire dalla prossima primavera. Ankara dovrebbe così cedere alle pressioni dell’Unione europea, con la quale ha un accordo di associazione dal ’64 che non è mai sboccato nell’adesione, in attesa da anni.
Bruxelles chiede delle precise riforme giudiziarie, più democratiche, che comportano anche un allentamento delle leggi antiterroristiche, in nome delle quali milioni di kurdi sono imprigionati in Turchia. Nel corso di questo processo, la lingua kurda dovrebbe non più essere bandita, gli enti locali dovrebbero avere maggiori poteri e dovrebbero essere tolti gli ostacoli per i kurdi ad ottenere la nazionalità . Il processo si annuncia difficile. Il 7 gennaio, ci sono stati 15 morti in scontri turco-kurdi alla frontiera con l’Iraq.
Parigi è stata molte volte teatro di assassinii politici di personalità  straniere, da Mehdi Ben Barka, oppositore marocchino rapito e assassinato nel ’65, a Chapur Bakhtiar, ultimo primo ministro dello Scià  d’Iran, assassinato nel ’91, passando per numerosi leader palestinesi e algerini. Molto raramente le inchieste di polizia hanno fatto chiarezza sui fatti. Ieri, dopo 28 anni di carcere è stato liberato il libanese Georges Ibrahim Abdallah, ex dirigente delle Farl, in carcere per aver ucciso nell’82 due diplomatici a Parigi.


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