L’impietosa auto-analisi degli studenti e dei No-Tav

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Ci sono innegabili elementi di continuità  tra il Movimento 5 Stelle e il portato delle mobilitazioni sociali degli ultimi anni, scrive su il Corsaro.Info Lorenzo Zamponi, oggi dottore di ricerca all’Istituto Europeo di Fiesole, tra il 2008 e il 2010 uno dei portavoce degli studenti dell’Onda anti-Gelmini. «Non ce lo possiamo più nascondere è ora di affrontare questa rimozione per non farsi risucchiare dal plebiscitarismo grillino». L’analisi parte dal 14 novembre 2008 quando un milione e mezzo di studenti arrivò sotto la Camera sventolando banconote da 5 euro al grido: «Vuoi pure queste, Tremonti, vuoi pure queste?».
L’impulso legalitario, il miscuglio di giustizialismo giacobino e di anti-berlusconismo alla Scalfari o alla Di Pietro, la patetica evocazione delle «competenze e della meritocrazia» contro la «Casta», erano già  presenti nell’Onda. Per questo oggi non ha senso gridare allo scandalo per la candidatura di un magistrato come Ingroia a capo di una lista di sinistra oppure per Grillo. Nelle assemblee studentesche si leggeva sempre più il Fatto quotidiano e meno Il manifesto . E nel frattempo, chi ha seguito Grillo dal Vday del 2007, ascoltava le ragioni della battaglia per l’acqua pubblica, contro la guerra in Iraq e in Afghanistan, per Internet e il Wi-Fi libero, gli ideali di giustizia globale dei «social forum», il civismo che si batte contro gli inceneritori, varianti urbanistiche, la No-Tav. Quasi nulla di tutto questo è stato colto negli ultimi 10 anni dai partiti della sinistra, basti pensare alla granitica opposizione del Pd contro il movimento in Val Susa.
 Questo problema non è stato creato solo dall’assenza di soggetti generali della politica, ma anche dalla contraddizione dei movimenti: il loro «non ci rappresenta nessuno» è rimasto uno slogan. Grillo, invece, vince perché ha proposto l’illusione di una narrazione conflittuale. «È chiaro che Grillo non ha fatto nulla di concreto – scrive Zamponi – Alla prova dei fatti l’inceneritore di Parma su cui Pizzarotti ha vinto le elezioni si farà ».
In un editoriale su Uninomade.org, il sociologo Raffaele Sciortino sostiene che i 5 Stelle funzionano perché «Grillo propone una comunità  di cittadini per sbaraccare chi sta svendendo il paese», e così coglie l’«insoddisfazione che si agita trasversalmente ai diversi strati sociali a partire da un ceto medio “cognitario”, la piccola imprenditoria fino agli strati proletari». Questa trasversalità  ha rotto gli schemi, raccogliendo i delusi di destra e sinistra, ha fatto da cerniera tra i rassegnati e i rancorosi, sbandierando lo slogan alla moda tra i populisti e i tecnici come Monti «né di destra, né di sinistra». Grillo rischia di deludere entrambi. Anche per il giornalista Giuliano Santoro su Comune.Info , già  autore del libro «Un Grillo qualunque», questa è una debolezza. Lo schema «di sinistra» (mettersi al servizio per il bene comune di una comunità ) che viene pervertito nella battaglia di una comunità  nazionale di interessi contro i «parassiti della Nazione» è tuttavia una risorsa per Grillo. Il suo «nazionalismo dal basso» potrebbe contagiare i paesi europei colpiti dalla crisi.


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NULL (da La Repubblica, GIOVEDÌ, 04 MAGGIO 2006, Pagina 1 – Prima Pagina) QUATTRO ANNI PERDUTI ________________________________________ GIUSEPPE D´AVANZO CONVERRÀ

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