L’India rinuncia agli elicotteri Agusta

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MILANO — Non è un caso se mercoledì scorso subito dopo la nomina a nuovo amministratore delegato di Finmeccanica, il primo pensiero di Alessandro Pansa sia stato quello di correre a Varese e installarsi nella sede della controllata Agusta-Westaland. Perché la vicenda che ha portato in carcere il suo predecessore, il manager lodigiano Giuseppe Orsi, sotto inchiesta per una presunta tangente da 51 milioni per la vendita di 12 elicotteri all’aviazione militare della Repubblica dell’India per una commessa da 570 milioni, rischia di travolgere la società , minandone la credibilità  a livello internazionale.
Lo si è ben visto ieri, quando da New Delhi è arrivata la conferma che il governo del gigante asiatico vuole la cancellazione del contratto di fornitura degli elicotteri. E una nota del ministero della Difesa ha chiarito di aver già  dato disposizione per bloccare il pagamento delle rate concedendo
una settimana di tempo ad Agusta per fornire le proprie contestazioni. Anche se l’azienda italiana ha consegnato solo 3 dei 12 velivoli e se gli indiani hanno già  saldato metà  delle rate.
Il problema per Orsi e Finmeccanica è che in India la vicenda delle tangenti viene usata dalle opposizioni per minare la già  traballante coalizione di governo. Ma l’apertura di un contenzioso legale non sarebbe certo il massimo della pubblicità  per il gruppo italiano, controllato dal Tesoro che possiede il 34 per cento delle azioni. Soprattutto, poi, se dall’inchiesta dovesse emergere che una parte della presunta tangente è poi tornata in Italia.
Da qui le preoccupazioni, in particolare, del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Più che per il caso di corruzione internazionale, il capo dello Stato è allarmato per i possibili sviluppi dell’inchiesta della magistratura. La paura è che «la ricerca di canali per vincere le gare porti con sé qualcosa che poi rifluisca in Italia sotto forma di riserve occulte per tangenti o operazioni di vario genere».
Se sia stata pagata una “stecca” lo vorrebbero sapere, ovviamente, i magistrati della Procura di Busto Arsizio che hanno messo sotto inchiesta Orsi. Il quale ieri, oltre ad aver presentato le sue dimissioni formali dall’azienda, ha negato ogni addebito durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere della cittadina lombarda dove è recluso. «Il mio assistito ha ribadito la linearità  del suo operato nell’esclusivo interesse di Finmeccanica», ha specificato il suo difensore, l’avvocato milanese Ennio Amodio.
Il quale ha aggiunto che la linea difensiva si basa su tre “no” molto decisi, con cui il manager si è difeso dalle accuse di corruzione internazionale e di frode fiscale.
Come primo punto, Orsi ha negato, sempre secondo la ricostruzione del legale, di «aver saputo di manovre illecite» durante la gara per l’assegnazione della commessa dei 12 elicotteri. Poi ha smentito di aver conosciuto membri della famiglia Tyagi, cui appartengono i destinatari della tangente e che avrebbero favorito l’azienda italiana. Il terzo no di Orsi, ha concluso l’avvocato Amodio, riguarda la figura dell’intermediario internazionale, il cittadino svizzero Guido Hashcke, a sua volta finito sotto inchiesta: il manager ha sostenuto davanti al gip di non avergli mai conferito alcun incarico per sostenere Finmeccanica in India.
Le vicende giudiziarie, con la loro ricaduta sulla commessa indiana, hanno fatto passare in secondo piano i guai finanziari. Da un anno, l’azienda sta lavorando a un piano di dimissioni che prevede la cessione delle controllate nei trasporti e nell’energia, in modo da ridurre il debito almeno di un miliardo (sui cinque totali), per concentrarsi nel settore della difesa. Ma quanto accaduto farà  slittare tutto a dopo le elezioni, quando il nuovo governo, azionista di controllo, dovrà  confermare o meno le cessioni. In particolare, viene congelata la dismissione di Ansaldo Energia, per la quale era pronta una offerta del gruppo coreano Samsung e per la quale era già  stato convocato il consiglio di amministrazione di Finmeccanica la prossima settimana.
Non è un aspetto secondario: il titolo è in caduta libera da quando Orsi è stato arrestato. Ieri ha perso il 4 per cento, portando a oltre il 16 per cento il crollo dell’ultima settimana. Nel 2008, l’azione valeva 20 euro e ora soltanto 4, con una riduzione della capitalizzazione dell’80 per cento.


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