Pp e monarchia tremano

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MADRID. A due giorni dalle clamorose rivelazioni pubblicate dal quotidiano El Paà­s, le scosse del terremoto che sta colpendo il governo di Mariano Rajoy non si sono ancora assestate. Secondo i documenti, l’ex tesoriere del Partido popular, Luis Bà¡rcenas, avrebbe messo in piedi un’efficiente macchina per distribuire ai suoi dirigenti i soldi ricevuti da imprenditori spagnoli, fra cui anche il presidente della nota catena di supermercati Mercadona e molti del mondo della costruzione. Bà¡rcenas è attualmente coinvolto in un’inchiesta di corruzione chiamata Caso Gà¼rtel (traduzione tedesca del nome dell’imprenditore Correa, cioè «cintura»). Anche molti dei «donanti» sono indagati in questa inchiesta.
Accusato di aver tenuto in Svizzera un conto segreto di 22 milioni, Bà¡rcenas ha ammesso di aver «pulito» 11 milioni di euro attraverso un’impresa che si è avvalsa della legge di amnistia fiscale varata pochi mesi fa dal governo.
Secondo le esplosive carte pubblicate dal giornale, fra i dirigenti che avrebbero ricevuto «stipendi extra» ci sono Rajoy, la numero due del partito Maria Dolores de Cospedal, e Rodrigo Rato, ex direttore del Fmi, ministro dell’economia con Aznar e ex presidente di Caja Madrid (trasformata in Bankia), uno dei colossi bancari spagnoli che il governo ha dovuto nazionalizzare.
In calle Génova, sede del Pp, il nervosismo si taglia con un coltello. Alle prime reazioni di sdegnato diniego, sono seguiti dei distinguo. Il presidente del Senato Pà­o Garcà­a-Escudero aveva ammesso già  giovedì che il partito gli aveva prestato 5 milioni di pesetas per ristrutturare casa dopo un attentato dell’Eta. Denaro che dice di aver restituito. «Lo saprà  lui se ha chiesto un prestito e se gli è stato concesso», aveva commentato a caldo Dolores de Cospedal, «magari quel dato sarà  anche vero, ma non per questo lo è il resto del documento. Sono fotocopie, e possono essere state manipolate». Secondo i nuovi dati pubblicati ieri dal Paà­s, il 70% delle «donazioni» private registrate da Bà¡rcenas (una perizia calligrafica del giornale conferma che la scrittura sarebbe proprio la sua) non rispettavano la legge.
Nel frattempo l’ex tesoriere nominato da Rajoy ha fatto sapere alla stampa che nei 20 anni in cui è stato responsabile delle casse del partito la legge è stata sempre «scrupolosamente» rispettata. Inoltre ha dichiarato il suo «dolore» per il «danno che si vuole fare con queste false dichiarazioni a persone che, come Mariano Rajoy, mi hanno sempre dimostrato uno spessore morale, personale e professionale ineccepibile». Secondo eldiario.es, potrebbe essere stato un altro ex deputato del Pp, Jorge Trà­as, ad aver passato queste informazioni alla stampa. Trà­as, ex avvocato di Bà¡rcenas, mandò al partito una fattura di 48mila euro che non gli venne pagata. Proprio la settimana scorsa aveva dichiarato che nel Pp si pagavano «complementi allo stipendio» di alcuni dirigenti. C’è comunque il sospetto che Bà¡rcenas si stia vendicando con il partito che l’ha lasciato solo.
Izquierda Unida e altri partiti minori hanno chiesto le elezioni anticipate e il portale change.org ha già  raccolto mezzo milione di firme per chiedere le dimissioni di Rajoy.
Per oggi è convocato un comitato esecutivo straordinario del partito. Nella tradizionale conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, la vicepresidente Soraya Sà¡enz de Santamarà­a ha schivato le domande dei giornalisti sul tema, dichiarando che in 12 anni di lavoro insieme «non ho mai visto il presidente non rispettare una regola».
Un altro ramo dell’inchiesta Gà¼rtel getta un’inquietante ombra sulla stessa monarchia, l’istituzione più intoccabile in Spagna. Il marito di una delle figlie del re è accusato, con prove, di aver abusato della sua posizione per arricchire la sua fondazione Nà³os a spese dei contribuenti di alcune comunità  autonome (governate dal Pp). Questa settimana è stato coinvolto nell’inchiesta anche il segretario delle figlie del re.
Nonostante il velo di omertà  di politica e stampa spagnoli sulla casa reale, il monarca fa sempre più fatica a mantenersi al margine di questo scandalo. E per la prima volta, i mezzi di comunicazione, ispirandosi al caso della regina olandese che ha annunciato la propria abdicazione, chiedono al re di farsi da parte per spianare la strada al 45enne erede al trono, il futuro Filippo VI. Il principe gode di maggiore appoggio rispetto al padre. Poliglotta, parla persino catalano (una delle lingue co-ufficiali), caso più unico che raro nel panorama istituzionale di Madrid.


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