Usare i numeri o «buttarsi» sulla Rete

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ROMA — Si chiamano spin doctor, specialisti nel fare girare (spin) il vento dalla parte giusta, orientando (c’è chi dice manipolando) l’opinione pubblica. In molti Paesi sono la norma da anni. Da noi cominciano a far parte del panorama: se Klaus Davi è stato consigliere di Piero Fassino, Giorgio Gori lo è stato di Matteo Renzi. Il «contratto con gli italiani» fu suggerito a Berlusconi (che si avvalse anche di Karl Rove, consigliere di Bush) da Luigi Crespi, lo stesso che è stato appena congedato da Gianni Alemanno. Il sindaco aspirava a un’immagine più «renziana» ma Crespi lo ha gelato così: «D’accordo, ma tu non sei Renzi». E poi: «La comunicazione è un problema minore: se la metro B1 si ferma, non è colpa mia». Ma tra immagine e sostanza, retorica e propaganda, tutti i candidati affidano molte delle speranze residue per questo rush finale a esperti, che si guardano bene dall’indicare una soglia elettorale soddisfacente.
Il caso di Beppe Grillo è noto. Gianroberto Casaleggio è considerato da molti qualcosa di più di uno spin doctor, una figura a metà  tra un guru e un visionario della rete. Nessuna presenza mediatica diretta, niente interviste, ma influenza decisiva per orientare il web e non solo.
Pier Luigi Bersani ha affidato la comunicazione del partito a Stefano Di Traglia. Cosa cambierà  negli ultimi giorni? «Solo la tattica, non la strategia. La posta in gioco sono gli indecisi. Ma Bersani non insisterà  troppo sul voto utile, perché sono tutti utili, piuttosto sul voto giusto. Il messaggio da far passare è che siamo a una svolta drammatica. Parleremo agli arrabbiati e spiegheremo che ci saranno giorni difficili e solo un governo stabile saprà  affrontarli».
Punto debole di Bersani, ora, sono le alleanze. Tony Servillo (nella versione gemello «pazzo» che prende il posto del leader democratico in difficoltà ) — nel film ora in sala, «Viva la libertà » — fa a meno dei consigli dello spin doctor (Mastandrea) e fa schizzare i sondaggi con una risposta un po’ renziana: «L’unica alleanza che dobbiamo fare è con la coscienza della gente». E cita Brecht. Del resto, come diceva Mario Cuomo, «le campagne elettorali si fanno con la poesia, mentre si governa con la prosa».
Renato Brunetta, consigliere economico di Silvio Berlusconi (che è spin doctor di se stesso), di poesia non vuol sentir parlare: «Parliamo invece di cifre. E continueremo così. La politica estera è importante ma non è sexy. Del resto quasi ogni italiano ha un contenzioso con Equitalia». Obiettivo: portare a casa il voto degli indecisi. «E impedire a Bersani e Monti di avere la maggioranza al Senato».
Antonio Ingroia si è affidato a Stefano Epifani, docente della Sapienza: «Puntiamo tutto sull’online, visto l’ostracismo dei media». Tra gli obiettivi, spiegare agli italiani che intorno a Ingroia c’è un partito: «Per questo parliamo molto di programma e lanciamo campagne a tema, come quella contro l’F35. Usiamo molto i social network. Che molti politici purtroppo usano come il fast food del voto: martellano una settimana prima delle urne e poi li abbandonano il giorno dopo».
Oscar Giannino (che fu spin doctor di La Malfa e Spadolini) si è rivolto all’agenzia «Politiche pubbliche». Che ha dovuto fare i conti con la realtà , come spiega Paco Simone: «Non avendo risorse, abbiamo scelto armi non convenzionali». Come le pièce teatrali con Giannino protagonista. Cinquanta minuti con uno scopo preciso: «Superare l’accusa di avere un programma tutto economico, difficile: è uno spettacolo divertente e ironico». Mario Monti ha indicato come spin doctor, ironicamente ma non troppo, la moglie Elsa. Ma c’è una squadra di cento volontari che lavorano per lui. Tra loro, inviati dell’agenzia di Axelrod, il guru di Obama. Il campaign manager è Mario Sechi, ex direttore del Tempo. Molti hanno notato la svolta: dal rigore un po’ penitenziale ai sorrisi tv, con cagnolini al seguito e alle risposte a muso duro. Ora si torna all’antico: «Senza rinunciare a essere pugnace — spiega Sechi — Monti si concentrerà  sulle proposte concrete, cercando di convincere gli indecisi». Del resto, l’effetto sorpresa è stato già  sfruttato: «Chi si aspettava da uno restìo come Monti una campagna così forte, tra la gente e in tv?». Merito (o colpa) anche degli spin doctor.


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