Voto «utile» in Lombardia Il tormento dei moderati

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MILANO — Ogni movimento ha le sue anime. E neppure «Scelta civica» pare immune da questa legge della politica. La vicenda lombarda e la polemica sul voto disgiunto per favorire Umberto Ambrosoli, anzi, hanno fatto emergere punti di vista molto diversi che si stanno confrontando: il tema è l’opportunità  o meno di dare un «voto utile», favorendo Umberto Ambrosoli (candidato del centrosinistra) e di fatto indebolendo la candidatura montiana di Gabriele Albertini per il governo della Regione. Una polemica che, pur dividendo in Lombardia, potrebbe rafforzare la lista a livello nazionale. Già : perché agli spin doctor di Monti è molto chiaro che si sta portando avanti una operazione nazionale e che la vicenda lombarda potrebbe alla fine rivelarsi utile per allargare il bacino di potenziali sostenitori del progetto del presidente del Consiglio.
Si diceva delle anime del movimento. Ilaria Borletti Buitoni, la prima a dichiarare pubblicamente il suo appoggio ad Ambrosoli, e Pietro Ichino sembrano rappresentare il sentire di una certa classe moderata che, dovendo scegliere, è più in sintonia con il centrosinistra e che, soprattutto, non vorrebbe mai al governo il centrodestra di Berlusconi e Maroni. Più o meno la stessa preoccupazione del mondo cattolico che ha appoggiato Monti: dall’ex ministro Andrea Riccardi alla ex parlamentare della Margherita e del Pd Emanuela Baio Dossi. E non pare un caso che, per dare più forza alla propria posizione, Riccardi abbia invitato al convegno dell’altro giorno anche Lorenzo Dellai, che sicuramente è volto stimato e seguito nell’ambiente cattolico non di destra. Infine, c’è il dilemma dell’Udc: già  il partito in Lombardia si è sfaldato, con la defezione di un gruppo di consiglieri che, guidato da Enrico Marcora, ha inventato una lista pro Ambrosoli e con le continue dichiarazioni anti Lega di Savino Pezzotta. Ma anche quelli che sono rimasti a sostenere Albertini nella lista Monti non sembrano avere interesse a dare più di tanto battaglia: in fondo, la Lombardia per Pierferdinando Casini conta fino ad un certo punto, soprattutto pensando ai possibili eletti al Senato (Albertini, Ichino e il ciellino Mario Mauro: nessuno, insomma, vicino al leader dell’Udc).
Si procede in ordine sparso, quindi. E il richiamo di Mario Monti, che ancora ieri si è augurato il voto dei suoi a favore di Albertini, non ha avuto sicuramente i toni del diktat. Una volta rinnovata la stima ad Albertini, il Professore si è limitato ad esprimere un auspicio. Ha consultato alcuni dei suoi candidati lombardi al telefono: qualcuno è tornato sui propri passi ribadendo l’appoggio all’ex sindaco. Altri, come la stessa Borletti, hanno ricordato che «le opinioni personali hanno tutte dignità  di esistere». Il passaparola, però, corre veloce. Al di là  delle dichiarazioni ufficiali, insomma, la tentazione del voto disgiunto sta già  tormentando una parte dell’elettorato montiano e questa eventualità  è vista, se con favore, almeno senza imbarazzi da alcuni dei fondatori di Scelta Civica.
Poniamo anche il caso di Italia Futura. Gli uomini di Montezemolo avevano già  contattato entrambi i candidati, Ambrosoli due anni fa, Albertini in tempi più recenti: entrambi stimati per la loro statura e per il messaggio di trasparenza che passa dalle loro storie. Va bene, dunque, tenere aperta una porta con entrambi. Piuttosto, forse ci si aspetta una risposta da Ambrosoli: che a sua volta potrebbe avere propri elettori interessati al progetto di Monti a livello nazionale. Perché il voto utile è davvero utile se lo è a tutti e due.


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