Bersani al Colle: io bloccato da preclusioni e condizioni

Loading

ROMA — Dopo sei giorni trascorsi nella trincea dei veti incrociati, si è arenato ieri sera alle 19.15 il tentativo di Pier Luigi Bersani di formare un governo da sottoporre al voto di fiducia delle Camere. Tecnicamente, quella del segretario del Pd non è una rinuncia, come si affetta a precisare il suo partito, perché il mandato conferitogli dal capo dello Stato lo scorso 22 marzo non era pieno ma semplicemente un preincarico.
Così, al termine del colloquio di oltre un’ora tra Giorgio Napolitano e Pier Luigi Bersani, il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, ha usato la formula di rito per comunicare che ora la palla torna nelle mani delle presidente della Repubblica: «L’esito delle consultazioni svolte in seguito all’incarico conferitolo scorso 22 marzo non è stato risolutivo». Per cui, ha aggiunto Marra, «il presidente delle Repubblica si è riservato di prendere senza indugio le iniziative che gli consentano di accertare personalmente gli sviluppi possibili del quadro politico istituzionale».
Allora, quando è trascorso più di un mese dalle elezioni, si torna alla casella di partenza. E già  stamattina alle 11, al Quirinale si apre una nuova, rapida tornata di consultazioni: la prima a salire al Colle sarà  la delegazione del Pdl guidata da Silvio Berlusconi, seguita, nel pomeriggio, da quelle del Movimento Cinque Stelle, di Scelta civica e del Pd.
Sarà  dunque il Pd a chiudere le consultazioni lampo di oggi — per quello che si prospetta come l’incarico a una personalità  esterna ai partiti che conduca in porto un governo del presidente — e c’è grande attesa per quel che diranno Bersani e i suoi vice. Ieri sera, infatti, il segretario del Pd, dopo il colloquio con Napolitano, non ha nascosto quali sono i nodi irrisolti che lo hanno fermato sulla strada di un incarico pieno: «Ho riferito dell’esito del lavoro di questi giorni che non hanno portato a un esito risolutivo…». Dopo la premessa, il segretario ha poi messo in evidenza il bicchiere mezzo pieno: «Ho illustrato gli elementi di comprensione anche positivi attorno ad alcuni punti…». E quello mezzo vuoto, che però pesa molto di più: «Ho descritto anche le difficoltà  derivate da delle preclusioni o condizioni che non ho ritenuto accettabili».
«Condizioni» e «preclusioni» che — ferma l’autoesclusione del M5S — riguarderebbero l’intransigenza di Silvio Berlusconi su due punti: la necessità  di coinvolgere direttamente il Pdl nella formazione del nuovo governo; l’indicazione da parte del centrodestra del candidato da affidare a un’ampia maggioranza per la corsa al Colle di fine aprile. Su questi due nodi, stamattina sarà  lo stesso Berlusconi a rispondere ai quesiti del capo dello Stato.
Il definitivo passo indietro di Bersani potrebbe essere risolutivo? Per ora il Pdl non annuncia grandi sconti: «Bersani non è uscito dal vicolo cieco. Dobbiamo evitare che in quel vicolo finisca l’Italia. La nostra linea è stata costruttiva e non cambierà . Domani (oggi, ndr) incontreremo fiduciosi il capo dello Stato», fa sapere su Twitter il segretario Angelino Alfano. Mentre Fabrizio Cicchitto chiede: «Non si capiscono le ragioni per cui Bersani non ha ancora rinunciato al mandato».
Il portavoce di Scelta civica, Andrea Olivero, parla di grande disponibilità  davanti alle richieste del presidente della Repubblica: «Scelta civica è disponibile a qualsiasi forma di governo che abbia il più ampio coinvolgimento per fare le riforme che servono al Paese».
C’è poi l’incognita Grillo che teorizza un Parlamento funzionante anche senza governo: per cui, azzarda il leader del M5S, vada avanti in prorogatio per gli affari correnti il governo Monti mentre l’attività  legislativa sia affidata completamente al Parlamento fino a nuove elezioni. La proposta, però, non piace a destra: «Grillo non può cambiare la Costituzione», obietta Cicchitto. E a sinistra: «L’assemblearismo giacobino è uno sbaglio», replica il costituzionalista Stefano Ceccanti. La sintesi di un’altra giornata senza un esecutivo nella pienezza dei poteri la fa comunque il presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco: «Il Paese è stremato. C’è bisogno di risposte urgenti, vorrei dire immediate».


Related Articles

Tutti contro il Cnel, la croce rossa del referendum. Un po’ di storia

Loading

Riforme. L’antenato nel 1902 con Zanardelli, il fascismo lo cancellò. Per i costituenti dava voce a operai e imprenditori. Ora Renzi vuole buttare il bambino con l’acqua sporca

“Così Alemanno pretese l’incasso della tangente da 200mila euro”

Loading

Nelle pagine inedite del verbale d’interrogatorio di Lorenzo Cola, ex estremista di destra e “facilitatore” di Finmeccanica”, tutti i dettagli della cena in cui il sindaco Alemanno indica a chi versare il “resto”della mazzetta per i filobus

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment