Cipro respinge il piano di aiuti Ue “No al prelievo forzoso sui depositi”

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NICOSIA — La medicina europea è troppo amara per Cipro. Il Parlamento di ha detto un chiaro “no” al piano di salvataggio di dieci miliardi messo a punto dalla troika (Ue, Fondo monetario e Banca centrale europea) e soprattutto al prelievo forzoso dai conti correnti del Paese, con 39 voti contrari e 19 astenuti. Un deputato era assente e il Parlamento cipriota conta 59 deputati: questo significa che nessuno ha votato a favore del progetto concordato con Bruxelles.
I manifestanti che si erano radunati fuori delle sedi istituzionali hanno accolto con gioia la notizia, intonando l’inno nazionale, “Ode alla libertà ”, a sottolineare ancora quanto avevano scritto sugli striscioni: «Cipro appartiene al popolo cipriota». Molto meno entusiasmo hanno registrato i mercati finanziari: l’euro ha raggiunto la quotazione minima degli ultimi tre mesi contro il dollaro sotto quota 1,30, mentre le Borse europee chiudevano in rosso (Milano -1,59%, Madrid -2,20%). Ma il “no” di Cipro è anche una dura sconfitta per la intransigente linea europea dettata dalla leadership tedesca. A suscitare il rigetto cipriota era stata la prospettiva di raccogliere 5,8 miliardi di euro imponendo un prelievo dai conti correnti: la prima ipotesi prevedeva un sacrificio del 9,9% per i correntisti i cui conti superavano i centomila euro, e del 6,75% per i conti minori. Peraltro anche in Europa il piano era sembrato troppo duro: erano soprattutto i britannici a premere per una tassazione più leggera dei conti correnti meno ricchi, e si era persino ipotizzato di evitare un taglio sui risparmi inferiori ai ventimila euro. Gli osservatori della politica interna cipriota prevedevano che il primo ministro Nicos Anastasiades avrebbe cercato sostegno negli altri partiti prima del voto. Ma la misura si è rivelata talmente impopolare che poco prima del “no” lo stesso premier spiegava i motivi del rifiuto: «Il Parlamento è convinto che questo piano sia contro gli interessi di Cipro».
Adesso la strada per rimettere in linea i bilanci delle banche cipriote è in salita. Oggi Anastasiades incontrerà  i leader politici. Le opzioni per il governo, secondo la stampa locale, sono limitate all’emissione di obbligazioni, alla ristrutturazione delle banche e alla ricerca di nuovi investimenti, soprattutto russi. Mosca, secondo alcune voci, sarebbe interessata persino all’acquisto diretto di un istituto bancario in difficoltà  e comunque sembra disponibile a contribuire a salvare l’economia dell’isola, meta prediletta dei suoi risparmi.
Anche l’Europa, sia pure obtorto collo, dovrà  impegnarsi per evitare un collasso del sistema finanziario cipriota, che avrebbe conseguenze pericolose per tutta l’Eurozona, anche se il Pil cipriota vale solo lo 0,2%  del totale. In serata la Bce ha confermato il suo impegno a «garantire la liquidità  delle banche entro le regole previste»: è un modo per sottolineare che i timori di chiusura sono prematuri. Ma allo stesso tempo sembra molto improbabile che i governi europei siano disponibili ad aumentare un prestito di dieci miliardi che Cipro, con tutta probabi-lità , avrebbe grandi problemi a ripagare.


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