La vita senza contanti a Cipro

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Uno dei molti problemi provocati dalla crisi di Cipro negli ultimi giorni è la mancanza di denaro contante. Negli ultimi giorni, infatti, si era discussa e sembrava molto concreta l’ipotesi che tutti i conti correnti del paese potessero essere interessati da un prelievo forzoso. L’ipotesi è stata bocciata dal Parlamento ma le banche sono chiuse da lunedì 18 marzo, per evitare una “corsa agli sportelli”, ed è stata molto limitata la quantità  di denaro che si può prelevare dai bancomat. L’eventuale riapertura sarà  discussa nelle prossime ore, dopo l’approvazione del piano di salvataggio concordato con i ministri delle finanze dell’Eurogruppo. Piano di salvataggio che peraltro prevede la chiusura della seconda banca più importante del paese e grossi perdite per i correntisti più ricchi.

La decisione di chiudere le banche e limitare la quantità  di contanti che si possono ritirare sta facendo danni all’economia del paese e alla vita delle persone. Per prima cosa non tutti hanno una carta di credito o un bancomat: molti, sopratutto i più anziani, possiedono solo un libretto degli assegni e non possono accedere in alcun modo al loro denaro. James Angelos racconta sul Wall Street Journal, per esempio, la storia di una signora anziana che aveva proposto al proprietario di un alimentari di pagare la spesa con un assegno di 170 euro e ricevere il resto in contanti, ma il negoziante aveva rifiutato e la signora era dovuta andarsene senza comprare niente.

La situazione si è aggravata giovedì mattina, quando in poco tempo gli sportelli bancomat sono rimasti senza contanti e le persone hanno dovuto fare lunghe file spostandosi da uno sportello all’altro nella speranza di poter ritirare dei soldi. Domenica 24 marzo la Banca di Cipro ha portato a 120 euro al giorno la cifra massima che si può ritirare dagli sportelli. La banca Laiki, che secondo il piano di salvataggio verrà  chiusa, ha imposto un limite massimo di 100 euro. Le persone stanno limitando gli acquisti allo stretto indispensabile, soprattutto al cibo, e passano ore in coda agli sportelli. «Siamo qui perché domani potrebbe non esserci niente da ritirare», ha detto al Wall Street Journal Giorgos Kyriakides, proprietario di un’azienda che importa cosmetici, mentre aspettava di ritirare il suo denaro da un bancomat della Laiki. Petros Prokopiou, 34 anni e due figli, ha detto di aver ritirato in alcuni giorni 500 euro, il massimo disponibile, perché teme che i negozi non accettino più la sua carta di credito.

Dalla fine della scorsa settimana, infatti, i negozianti hanno iniziato a rifiutare gli assegni e i pagamenti con carta di credito e bancomat, soprattutto di conti delle banche più in difficoltà . Venerdì mattina molti bar e negozi di alimentari avevano attaccato alla vetrina foglietti con scritto «solo contanti». Elena Becatoros racconta per Associated Press che la proprietaria di un minimarket, Jenny Dobreva, ha dovuto mandar via un cliente che voleva comprare un accendino perché non aveva abbastanza resto in contanti da dargli. «Le banche sono chiuse e sembriamo zombie», ha detto il fiorista Stelios Stylianou. «Non possiamo fare ordini, rendere i depositi o pagare i nostri fornitori. Devono riaprirle, sta causando un enorme problema».

Una grossa difficoltà  che i negozianti devono affrontare è l’impossibilità  di fare e ordini e pagare i loro fornitori, a meno di racimolare con difficoltà  le somme in contanti. Molti hanno dovuto ridimensionare le loro ordinazioni perché non erano in grado di pagarle. Kyriacos Papayiannis, proprietario di un supermercato a gestione familiare, sta ordinando meno cose per conservare i contanti, e giovedì ha pagato 400 euro in contanti per una consegna di cibo per bambini, una quantità  molto più esigua di quella che richiede di solito. Andreas Yianni è il proprietario di un stazione di servizio nella capitale Nicosia. Entro mercoledì deve pagare 22 mila euro, di cui un terzo in contanti, per ottenere una fornitura di benzina e tenere aperto il distributore. Per questo chiede ai suoi clienti di essere pagato in contanti. Altri commercianti hanno fatto ricorso al baratto per pagare i debiti, come Sakis Siakopoulos, proprietario di un chiosco e un ristorante, che ha offerto a un fornitore di carni greco un carico di formaggio cipriota anziché il solito bonifico. «Se ti do un assegno chi lo sa se domani ci sono ancora e non sono in bancarotta».

La chiusura delle banche ha causato difficoltà  anche nel commercio con l’estero, dove i negozianti non conoscono bene la situazione del paese e sono meno disponibili ad andare incontro alle difficoltà  dei ciprioti. Il capo della Camera di commercio di Cipro, Fidias Pilidis, ha confermato che «il grosso problema è all’estero, dove gli uomini d’affari e i fornitori non hanno la stessa tolleranza che qui per il ritardo dei pagamenti». Sergey Vyurkov, direttore della società  Elysion che si occupa di commercio marittimo, ha detto che «per i nostri affari è un momento davvero difficile. Le nostre navi viaggiano in tutto il mondo, le tariffe portuali devono essere pagate altrimenti le navi non ricevono i servizi e alle volte non possono lasciare il porto. E dobbiamo occuparci delle navi ogni giorno, non possiamo fermarci perché è un mercato mondiale e non possiamo permetterci di perdere la nostra reputazione»·

Foto: Un mercato a Nicosia, 23 marzo 2013 (AP Photo/Petros Giannakouris)


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