«L’incertezza politica minaccia la ripresa»

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ROMA — L’incertezza politica in Italia è un rischio per l’economia. Lo dice il Fondo monetario e lo sostiene la Banca d’Italia. «Le prospettive globali sono migliorate ancora ma la strada per la ripresa nelle economie avanzate resta sconnessa» affermano gli economisti dell’organizzazione di Washington nella bozza del World Economic Outlook anticipata dall’Ansa ed in cui l’incertezza post elettorale del nostro Paese viene citata assieme alla politica di bilancio Usa, tra i «rischi chiave» di breve periodo. Per l’Italia poi vengono confermate le stime che assegnano un Pil (Prodotto interno lordo) in calo dell’1% quest’anno e in salita di appena lo 0,5% il prossimo, contro una previsione di crescita dello 0,6% e dell’1,4% della Germania e dello 0,3% e dello 0,9% della Francia.
La Banca d’Italia, col suo vicedirettore generale Fabio Panetta, è ancora più incisiva del Fmi e avverte che «la ripresa, pur moderata, prevista per la parte finale dell’anno, è minacciata dalla imprevedibilità  del quadro politico interno e dal riemergere di turbolenze finanziarie nell’area euro, che potrebbero incidere sulla fiducia degli operatori e sull’attività  d’investimento». Nelle ultime settimane, spiega Panetta nel suo intervento ad un convegno su «Finanza, banche e crescita», sono infatti «riaffiorate incertezze circa l’evoluzione dell’economia italiana» che sta attraversando una fase di profonda difficoltà , in cui le debolezze strutturali sono acuite dallo sfavorevole momento congiunturale. «Nell’arco di un quinquennio essa ha dovuto far fronte alla crisi finanziaria, all’instabilità  del mercato del debito sovrano, a due profonde recessioni». In cifre questo vuole dire che dall’avvio della crisi, il Pil è sceso di sette punti percentuali, il numero di occupati di 600 mila unità .
In un’ottica di ripresa, le misure in discussione per accelerare il pagamento da parte della pubblica amministrazione dei debiti ai fornitori, «se attuate con prontezza, forniranno un contributo fondamentale»
Molte delle tensioni si concentrano ora, segnala ancora Panetta, sul credito all’economia che porta con sé il problema della qualità  degli impieghi: le sofferenze rappresentano il 6,9% dei prestiti, mentre il complesso dei crediti deteriorati raggiunge il 12,8% con un impatto sui conti economici «rilevante»: tra il 2009 e il 2011 svalutazioni e perdite su crediti hanno assorbito in media il 60% del reddito operativo delle banche. Da qui il pressing di Bankitalia sulle banche per verificare l’adeguatezza delle rettifiche di valore effettuate. «Ove necessarie, sono richieste azioni correttive» perché, rileva Panetta, «il mantenimento di un soddisfacente grado di copertura dei rischi permette alle banche di mantenere la fiducia degli investitori e di attrarre finanziamenti esterni a basso costo». Così da continuare a garantire «un adeguato flusso di credito a famiglie e imprese». E poi, in connessione con tale iniziativa, la Vigilanza ha chiesto alle banche anche di contenere i costi, cedere le attività  non strategiche e distribuire i dividendi sulla base della situazione reddituale e patrimoniale.
Il recupero di redditività  delle banche, il rafforzamento della loro capacità  di servire l’economia reale richiederanno però secondo la Banca d’Italia «modifiche profonde nel modello di attività ». In particolare «occorre favorire il ricorso diretto delle imprese al mercato dei capitali e spostare in maniera più decisa, mediante l’utilizzo della tecnologia, l’attività  dai canali distributivi tradizionali a quelli più avanzati». Cosa che per ora, avverte Panetta, i maggiori gruppi bancari non stanno facendo, perché stanno recuperando efficienza e produttività  con la ristrutturazione della rete territoriale e il contenimento degli organici, senza prevedere una maggiore apertura alla «multicanalità ».
Stefania Tamburello


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