Sicilia, addio alle Province regge l’asse Crocetta-grillini

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PALERMO — Il modello Sicilia resiste anche nelle sabbie mobili dell’Assemblea regionale, tradizionale teatro di imboscate e franchi tiratori: l’asse fra la maggioranza di centrosinistra guidata da Rosario Crocetta e i grillini fa passare la legge che abolisce le Province. Mentre a Roma continua l’onda lunga delle polemiche sul contributo dei “traditori” di M5S all’elezione del neo presidente del Senato Pietro Grasso, a Palermo «5 stelle» e Pd superano insieme in aula la prova di sei voti segreti e producono una riforma che, per una volta, pone l’isola all’avanguardia.
Rosario Crocetta incassa un successo non facile. Si era spinto avanti, il presidente, annunciando tre settimane fa in tv, nel salotto domenicale di Giletti, l’imminente abolizione delle nove Province siciliane. Omettendo di aggiungere che, per raggiungere un risultato del genere, sarebbe servita non solo una delibera di giunta, ma una legge approvata dal riottoso Parlamento di Palazzo dei Normanni. E il primo testo varato dal governo regionale di Crocetta era stato pure bocciato informalmente dal commissario dello Stato, l’organo che giudica la costituzionalità  delle leggi siciliane. Alla fine il presidente si «accontenta » di una riforma che non cambia subito le cose ma indica una direzione precisa: vengono cancellate le elezioni di fine maggio ed è stabilito che al posto delle Province nascono (o meglio ritornano, visto che sono previsti dallo Statuto siciliano) i liberi consorzi dei Comuni. Organismi che non saranno più figli delle urne, ma avranno vertici scelti, al loro interno, dai sindaci dei territori interessati. Ora l’Ars avrà  tempo sino al 31 dicembre per dare contenuti, attraverso una normativa specifica, al provvedimento. Nel frattempo le attuali Province saranno commissariate. Risparmio stimato: 10 milioni di euro subito (il costo di giunte e consigli), 50 a regime.
L’ostruzionismo del centrodestra, che si è manifestato attraverso interventi-fiume e un continuo ricorso al voto segreto, si è dissolto nello scrutinio finale: 53 sì, 28 no e un astenuto. Decisivo, con ogni probabilità , il consenso dei 15 consiglieri grillini. «È stata una nostra vittoria», dice Giancarlo Cancelleri, il capogruppo di M5S che ricorda come «fino a qualche tempo fa gli intenti di governo e opposizione si limitavano a un semplice rinvio del voto. Abbiamo sparigliato le carte — afferma Cancelleri — e alla fine Crocetta ha preso in considerazione la nostra proposta». Il presidente frena («è una vittoria di tutti») ma ammette che «i grillini stanno dando un sostegno concreto alle riforme. L’Italia oggi ci guardava: siamo il primo governo a fare una legge del genere». È una collaborazione ormai stabile, quella di Crocetta e dei grillini che, pur rifiutandosi di far parte della maggioranza di centrosinistra, in Sicilia stanno contribuendo a scrivere l’agenda della «giunta della rivoluzione», per usare l’autodefinizione del presidente. Finora M5S si era però limitato a orientare le mosse di Crocetta attraverso mozioni d’aula: la più importante quella che ha portato la giunta a chiedere al governo americano la sospensione dei lavori del Muos, il sistema satellitare di Niscemi. Ieri il «modello Sicilia » ha approvato la prima, vera, legge (oggi uno scontato voto finale). Ed è una legge che, per dirla con il senatore Beppe Lumia, il parlamentare più vicino a Crocetta, «lancia un segnale al Paese. Proveniente proprio da una regione che è stata sempre considerata patria di sprechi e clientelismo».


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