Talking about Grillo

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Il comico genovese preferisce i media esteri a quelli italiani, accusati di lavorare per lo «sputtanamento» del suo movimento «Una strategia politica per creare più attesa e attenzione sulle sue parole» Prima avrebbe detto sì al governissimo con Pd e Pdl allo scopo di fare una nuova legge elettorale e provvedere ai primi tagli. Poi un’altra frase ad effetto: «Se falliamo noi, violenza in strada». Grillo le ha smentite entrambe. E stavolta non è solo lui ad avercela con i giornalisti italiani, ma anche gli stessi autori delle interviste rilasciate a due settimanali esteri: il tedesco Focus e l’americano Time. Sotto accusa i media italiani per aver tradotto, sintetizzato e perfino stravolto il significato del Grillo pensiero. Dal suo blog l’ex comico sferra un attacco ai media nostrani, in particolare ai conduttori televisivi «per il lavoro di sputtanamento nei confronti di M5S». Perciò sceglie di parlare solo con la stampa estera. Tobias Piller, corrispondente della Frankfurter Allgemeine Zeitung, è stato per quattro anni il presidente, ora uscente, dell’Associazione stampa estera in Italia.
Cosa pensi del giornalismo italiano? C’è così tanta differenza con quello degli altri paesi occidentali?
Non sta a me giudicare il giornalismo italiano che come tutti ha alti e bassi. Certamente all’estero le conseguenze per i giornalisti che travisano le parole del proprio interlocutore sono maggiori: c’è l’abitudine di pubblicare subito la rettifica e anche eventuali lettere all’editore. In caso di condanna per diffamazione, poi, forse le pene pecuniare non sono così alte ma il giudizio arriva molto più velocemente. Mi chiedo però perché Grillo può parlare solo con la stampa estera. Forse questa strategia di Grillo è anche uno strumento politico per creare più attenzione e ulteriore attesa verso quello che dice, nei media italiani. E forse scatenare anche un po’ di gelosia tra loro. Sembra che le parole di Grillo dette alla stampa estera siano state semplificate e travisate un pochino, ma non mi sembra il caso di condannare la stampa italiana tout court e non mi sembra una ragione per non parlare per principio con i media italiani.
Secondo te il giornalismo italiano soffre particolarmente la tendenza al sensazionalismo e alla strumentalizzazione politica?
All’estero ci sono una miriade di esempi positivi o anche di giornali che influenzano e vengono influenzati dalla politica. A me sembra che giovi al giornalismo non essere legato a interessi particolari aziendali ed essere libero da strumentalizzazioni politiche. La scelta, poi, tra il sensazionalismo della notizia o l’approfondimento dipende anche dalla cultura dei giornalisti e dei media. Mi sembra che la stampa italiana si senta sempre molto in concorrenza con la televisione perciò spesso preferisce le notizie che fanno scalpore all’analisi dei fatti. Mentre penso che il futuro per i quotidiani sia scavare di più, proporre ogni giorno una sorta di settimanale. Qualcosa che non può essere riassunto solo nei titoli. Ma c’è da chiedersi quante persone, giornalisti compresi, si informano in realtà  leggendo solo i titoli. Comunque anche in Italia ci sono giornali che sviscerano le notizie e forniscono un’informazione maggiore di quanto non si possa avere dalle televisioni.
L’Italia però è solo al 57 mo posto nella classifica di Reporter senza frontiere sulla libertà  di stampa. È qualcosa che si percepisce, secondo te?
Credo che anche la questione della libertà  di informazione venga usata spesso in modo molto politico. Mi sembra invece che anche nei media televisivi sia rappresentato tutto l’arco delle opinioni e non vedo museruole politiche sulla bocca dei giornalisti italiani.
Non è nuovo questo attacco continuo alla stampa e ai media italiani: prima di Grillo c’era Berlusconi. Cose di questo genere succedono anche in Germania?
In Germania a volte i politici fanno battute sarcastiche sui media ma non trovo un divario così grande come tra Berlusconi e una gran parte dei giornali italiani.
E secondo te a cosa è dovuto?
Mi sembra un’incomprensione reciproca.


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