Debora, super segretaria e ventitré parlamentari

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ROMA — Da una parte una corrente vecchio stile, modello Prima Repubblica, fortemente strutturata e centralizzata, con 23 parlamentari che si rifanno al suo nome e agiscono uniti come una falange all’interno del Pd. Dall’altra, la trasversalità  come metodo, la capacità  di dialogare e aprirsi a mondi estranei al centrosinistra, per andare oltre gli schieramenti e per intessere una rete di eccellenze che vada oltre le appartenenze. Enrico Letta agisce su questa duplice direttrice da sempre, da quando era nei Popolari e da quando si è aperto al mondo dei think tank — da Arel a Vedrò — fabbrica di idee e di amicizie. Ma dentro questi due cerchi ce n’è uno ancora più ristretto, del quale fanno parte solo pochi intimi. Una vera e propria squadra, che ne condivide le sorti da molti anni e che lo ha seguito anche in quest’avventura, la più carica di oneri e di onori. La persona che lo segue da più tempo è senza dubbio la segretaria (che non ama si usi la parola «storica», giustamente, perché anagraficamente giovane) Debora Fileccia, che è con lui fin da quando era un giovane vicesegretario del partito popolare. Gianmarco Trevisi è il portavoce e Monica Nardi è la responsabile della Comunicazione ma anche molto di più: anima di «360», l’associazione nata quando Letta sfidò Veltroni e la Bindi nel 2007 con le primarie, è la spin doctor di Letta. È lei che in queste ultime ore ha tenuto i fili del discorso programmatico che il neopremier farà  alle Camere. Al suo fianco sta lavorando, alla parte più di «orizzonte politico», Filippo Andreatta, docente bolognese e figura chiave nella storia di Letta. Fu lui, infatti, a fargli conoscere il padre, Beniamino, che poi lo fece diventare capo della segreteria al ministero degli Esteri. Alla parte economica del discorso stanno lavorando alcuni uomini di fiducia di Letta: la deputata e imprenditrice Paola De Micheli e Mario Ferrara, il funzionario che abbiamo visto nello streaming con i 5 Stelle. Per le parti su lavoro e sui giovani, Letta si avvale della collaborazione di Tiziano Treu e di Carlo Dell’Aringa.
Tra i parlamentari più vicini c’è Francesco Boccia, che entrò nel suo staff nel ’98, arrivando a Roma dalla docenza all’Università  di Castellanza (e prima ancora dalla London School of Economics). Chi conosce Letta da più tempo è sicuramente Francesco Sanna, coetaneo: «Ci siamo conosciuti a 18 anni, nei giovani democristiani. Le nostre strade si sono intrecciate più volte e a Roma, da politici fuori sede, abbiamo anche convissuto». Di Letta, Sanna apprezza molto «la capacità  quasi diplomatica». Non le passioni calcistiche, «alle quali ho sempre opposto un’altera ignoranza». Altro sardo vicinissimo a Letta è Marco Meloni: «Del resto Enrico è pisano, ma sua madre Anna è sarda». Meloni collabora con l’Arel per diversi anni e diventa uno degli uomini più vicini a Letta, con cui fonda «Vedrò», nel 2005: «Di Enrico ho apprezzato sempre molto la sua grandissima capacità  di fare squadra e di motivatore».
E della squadra fanno parte in molti, che stanno collaborando ancora a vario titolo: Fabrizio Pagani, attualmente capo degli sherpa dell’Ocse, i parlamentari Alessia Mosca, Enrico Borghi, Francesco Russo e Guglielmo Vaccaro e la giovane e energica factotum di Vedrò, Alessandra Calise.


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