Il «sentimento tenace» di Ingrao fuori dal «partito tv», il Pd di Renzi

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Com’era ine­vi­ta­bile, e giu­sto, il con­fronto sul car­teg­gio fra Pie­tro Ingrao e Gof­fredo Bet­tini, Un sen­ti­mento tenace, è diven­tato un con­fronto, a tratti anche aspro, sul futuro della sini­stra. Si parte, come dice Marco Fur­faro di Sel, dal per­ché si fa poli­tica. Da una sini­stra «che non ha più empa­tia e che rinun­cia a inter­pre­tare il disa­gio per por­tarlo a uno sbocco di cam­bia­mento». Si atterra subito sull’attualità con la cri­tica radi­cale di Norma Ran­geri all’impianto poli­tico del Pd di Renzi: «Il suo vero par­tito è la tele­vi­sione. È vero che fa muo­vere il qua­dro, ma verso dove? Par­lare di pro­fonda sin­to­nia con Ber­lu­sconi è per tanti un pugno nello sto­maco. Anche Sel è a un bivio: annes­sione al Pd ren­ziano o aper­tura di una pro­spet­tiva a Syriza».

Per Andrea Ric­cardi (Comu­nità di Sant’Egidio), il libro arriva «al momento giu­sto per­ché vogliamo pen­sare a una poli­tica diversa, ma per farlo occorre for­zare l’orizzonte libe­rale che acco­muna sini­stra e destra. Non solo diritti civili ma anche sociali, per far entrare nella poli­tica gli umili e gli oppressi. Que­sta è la radice dell’impegno sia di Bet­tini che di Ingrao».

Mau­ri­zio Lan­dini, segre­ta­rio della Fiom, sostiene che il car­teg­gio riguarda una crisi di rap­pre­sen­tanza che inve­ste anche il sin­da­cato: «Ma l’antipolitica è dav­vero tale o non è anche una domanda di nuova poli­tica? Sì è rotto un rap­porto tra capi­tale, finanza e demo­cra­zia e cre­scono le dise­gua­glianze e le ingiu­sti­zie. Biso­gna uni­fi­care la fram­men­ta­zione del mondo del lavoro per inci­dere dove si pren­dono le deci­sioni. Le pri­ma­rie sono impor­tanti ma non bastano a rimet­tere in moto il cam­bia­mento. Dob­biamo dire no a un’idea pro­prie­ta­ria della poli­tica e del sin­da­cato, e orga­niz­zare la par­te­ci­pa­zione democratica».

Bet­tini, reduce dalla dire­zione Pd, non si sot­trae all’attualità e risponde sull’incontro tra Renzi e Ber­lu­sconi: «Le cri­ti­che venute dal Pd sono con­trad­dit­to­rie e stra­va­ganti, noi abbiamo sem­pre rifiu­tato l’idea che le regole del gioco le possa scri­vere la sola mag­gio­ranza e poi arri­vano da coloro che hanno fatto con Ber­lu­sconi il governo». Sul libro, Bet­tini parla di una poli­tica che rico­no­sca i suoi limiti, sobria e dalla parte dei più deboli. E con­clude con la sua idea di un nuovo e uni­ta­rio sog­getto poli­tico, il campo demo­cra­tico: «Dob­biamo costruire un nuovo par­tito, nuovo anche nella forma, che si fondi su una demo­cra­zia inte­grale, e sulla voglia ine­sau­ri­bile delle per­sone di cam­biare la loro con­di­zione di vita…». E infine arriva anche la rispo­sta a Norma Ran­geri: «Ma tutto que­sto si può fare con Renzi? Io penso di sì per­ché ha rimesso in movi­mento la situa­zione su un ter­reno più avan­zato. Io lo sostengo non per­ché voglio il par­tito di un lea­der ple­bi­sci­ta­rio ma il con­tra­rio: un campo demo­cra­tico uni­ta­rio e contendibile».


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