L’idea dei saggi: modificare il Porcellum

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ROMA — Contrordine dei saggi, il Porcellum non è tutto da buttare. In uno scenario politico come quello italiano, con tre grandi forze che pesano ciascuna attorno al 25 per cento più un centro che vale circa il dieci, nessun sistema è in grado di garantire governabilità . Se si tornasse a votare la situazione di stallo potrebbe riprodursi ancora. E così, dopo la prima settimana di lavori, i quattro «facilitatori» addetti alle riforme hanno trovato un accordo minimo su una modifica del sistema elettorale in vigore. Il famigerato Porcellum, appunto.
La bozza è pronta, i saggi la stanno «cesellando» e giovedì sarà  consegnata al capo dello Stato. Luciano Violante, Gaetano Quagliariello, Valerio Onida e Mario Mauro hanno raggiunto l’unico compromesso possibile, ma tra i quattro «riformatori» scelti dal capo dello Stato non sono soltanto rose e fiori.
Alle tre del pomeriggio dalle cucine del Quirinale un vassoio colmo di pasticcini approda nelle segrete stanze della saggezza presso l’Archivio storico, al Palazzo di Sant’Andrea. Eppure i dolcetti non bastano a stemperare le tensioni. Gli echi delle polemiche fra Pd e Pdl si sentono anche lassù, in particolare tra Quagliariello e Violante. Ma i quattro «facilitatori», ai quali il presidente Napolitano ha affidato la mission di spianare il terreno a un nuovo esecutivo, sono politici navigati che certo non mollano al primo dissapore.
Se il governo nascerà  e durerà  almeno un anno e mezzo, la prima riforma all’ordine del giorno sarà  quella della legge elettorale. Applicato al caos italico, neppure il Mattarellum produrrebbe una maggioranza in grado di governare e il sistema tedesco non porterebbe a quelle larghe intese auspicate da Napolitano. Per non dire dello spagnolo o del francese, il modello che il Pd ha di recente rispolverato. Il Pdl guarda anche a Parigi, ma Quagliariello ha detto con chiarezza a Violante quali sono i paletti per il suo partito: se si fa il doppio turno, si fa anche il semi-presidenzialismo accarezzato da Berlusconi. Messa così, non resta che il Porcellum riveduto e corretto. Ed è a questo schema che i saggi stanno lavorando: un sistema a base proporzionale, che restituisca agli elettori il diritto di scegliersi i parlamentari, stoppi le piccole forze con uno sbarramento molto alto, ridefinisca il premio di maggioranza ed elimini il recupero dei cosiddetti «migliori perdenti». Il premio alla Camera è il tema più delicato, fonte dei maggiori attriti tra il saggio del Pd e quello del Pdl. Pier Luigi Bersani, che pure non ha i numeri al Senato, con il Porcellum ha portato a Montecitorio uno squadrone di 345 deputati e Berlusconi vuole che, al prossimo giro, il «regalo» alla forza più votata scatti se si supera una soglia definita, fra il 35 e il 40 per cento. E al Senato? «L’unica soluzione possibile — secondo l’onorevole Pino Pisicchio del Centro democratico, tra i “saggi” della precedente legislatura — è superare il premio regionale rendendolo nazionale». Nei colloqui riservati con i «facilitatori» Napolitano ha ribadito la sua road map. L’accordo su un testo che riformi la legge elettorale e i regolamenti parlamentari e ribadisca la necessità  di rimodellare la seconda parte della Costituzione, dovrebbe facilitare la ricerca di un presidente della Repubblica il più possibile condiviso. Il quale potrebbe finalmente indicare un nome per formare il governo… Ma ogni giorno che passa, su questo i saggi sono d’accordo, l’intesa tra Pd e Pdl si fa «meno scontata».
L’agenda del gruppo economico sarà  pronta entro venerdì e punterà  su crescita e rimodulazione del fisco. «Al centro del documento c’è l’emergenza della crisi economica — conferma il senatore Filippo Bubbico, presidente della Commissione speciale — non ci saranno soluzioni nel dettaglio, ma indicheremo le priorità ». Giorgetti, Pitruzzella, Rossi, Giovannini, Moavero e lo stesso Bubbico rilanceranno con forza la necessità  di approvare la delega fiscale (con la modifica del catasto) finita nel secchio delle riforme incompiute, a causa della fine prematura della legislatura. «Sono tenuto al riserbo…», tace il leghista Giancarlo Giorgetti. I cronisti gli chiedono se la commissione economica sfornerà  un testo entro giovedì e il ministro Piero Giarda, con lui alla buvette di Montecitorio, si concede una battuta: «Bisogna capire di quale settimana sarà  questo giovedì… Ma sì, questo Paese ha bisogno di saggezza».


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