“Se date la fiducia, io e Casaleggio andiamo via”

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ROMA — L’appuntamento è alle nove e trenta di oggi, in piazzale Flaminio. La mail di convocazione – nebulosa e generica quanto basta – si limita a chiamare a raccolta le truppe parlamentari grilline. Nella piazza romana tre pullman preleveranno deputati e senatori, ignari della destinazione finale, perché ufficialmente solo gli autisti conoscono il percorso. La meta dovrebbe comunque essere la periferia romana, forse i Castelli romani, di certo una località  a portata di bus. Tutti, naturalmente, sanno
che giunti a destinazione saranno accolti da Beppe Grillo in persona. Toccherà  al Fondatore strigliare la pattuglia, indicare la linea, placare animi inquieti. E lanciare un messaggio semplice semplice che assomiglia a questo: «Se volete votare la fiducia, non è un problema. Ma sappiate che a quel punto io e Casaleggio ci ritiriamo a vita privata…».
Il movimento, provato dalla pressione mediatica fino al punto da sfiorare la sindrome d’accerchiamento, arriva sfibrato all’appuntamento con il leader. Il malessere del fronte “trattativista” cresce. E i numeri sono quasi un dettaglio. Tre, quattro senatori sono dati praticamente per persi, pronti a sostenere un eventuale governo Pd. Una decina di deputati valutano l’outing. E altri parlamentari meridionali di palazzo Madama sono pronti a reclamare una scossa, sollecitando il dialogo con i democratici a partire dal nodo legalitario.
Prenderà  la parola Grillo. E chiederà  ai dubbiosi di uscire allo scoperto, senza nascondersi. E non è escluso che qualcuno decida di farlo. Ma cercherà  soprattutto di tranquillizzare chi non riesce a tenere a bada la pressione. «Sono ragazzi, bisogna aiutarli », ripete il leader da settimane.
I gruppi parlamentari, intanto, continuano a riunirsi senza sosta. Ieri, dopo aver eletto in diretta streaming Elisa Bulgarelli e Luis Alberto Orellana vicecapigruppo al Senato, hanno messo a punto le squadre di lavoro per le commissioni. Qualcuno ha anche contestato l’accentramento della comunicazione nelle mani di Claudio Messora. Il portavoce sarà  affiancato alla Camera da Nicola Biondo, in arrivo dall’Unità . E, sempre sul fronte dei media, si è sfiorato anche il caso. Tommaso Currò, uno dei pochi ad aver apertamente sfidato Grillo e pronto a traslocare al gruppo misto, ha rifiutato un’intervista ad “In mezz’ora” di Lucia Annunziata. Una decisione assunta dal deputato e giunta al termine anche di un confronto interno.
Alla vigilia dell’atteso summit, Grillo è tornato ad attaccare la stampa sul blog. Con un fotomontaggio, il leader ha mostrato una gigantesca antenna Rai, sulle cui parabole brillano le insegne di Pd, Pdl e Lista Monti. «Una parte della popolazione italiana – ha scritto – vive in un gigantesco Truman show». Segue la ricetta: «La Rai va rifondata e trasformata in un servizio pubblico sul modello della Bbc. Il M5S proporrà  in Parlamento l’istituzione di un solo canale Rai, senza vincoli verso i partiti, senza pubblicità  e la vendita dei rimanenti due canali ».
Ma non basta. Il fondatore del movimento, in un’intervista registrata durante lo Tsunami tour, ha anche rivendicato il ruolo di “facilitatore”: «Dico le cose sul palco come politico da 20 anni: energia, rifiuti, wi-fi. Adesso sono diventate parte della politica che probabilmente andremo a proporre al governo». Il guru Gianroberto Casaleggio, intanto, continua il suo viaggio tra gli imprenditori del Nord per illustrare le idee M5S per le imprese. Ieri ha fatto tappa a Milano.


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