Bersani punta su Finocchiaro Gli altri big non mettono veti

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Così stasera nel caminetto che si riunirà  a largo del Nazareno alle sei, il segretario dimissionario proporrà  Finocchiaro.
Le reazioni degli altri? Massimo D’Alema, come sempre più spesso gli accade in questo periodo, diserterà  l’incontro. Ha un ottimo motivo per farlo: una «due giorni» a Firenze con il presidente della Commissione europea Barroso. Non mancherà  invece all’assemblea, anche se arriverà  tardi, con un volo dalla Spagna. Il «suo» (o almeno così era stato dipinto) candidato, Gianni Cuperlo, è stato bocciato da Bersani, ma D’Alema, da uomo di partito qual è, non pronuncerà  una parola contro questa decisione, né tanto meno contro la scelta di individuare la guida del Partito democratico nella Finocchiaro.
Walter Veltroni, che al caminetto ci sarà , non farà  barricate. Ha già  detto il suo «no» nei confronti di Gianni Cuperlo, difficile che ne pronunci altri. Beppe Fioroni ha spiegato come la pensa, anche al segretario dimissionario, direttamente: «Se non scegliamo un candidato condiviso, io mi alzo e dico “niente da fare”, indiciamo il congresso il 30 giugno, non si può continuare così». Ma anche per Fioroni, che è d’accordo sulla candidatura di un segretario di «sinistra», dire di no ad Anna Finocchiaro è impossibile. Lo stesso vale per Rosy Bindi: l’ipotesi di una donna alla leadership del Pd mette la presidente dimissionaria nell’impossibilità  di polemizzare con Bersani.
Poi ci sono i «giovani turchi», ma anche loro, che hanno già  stoppato Finocchiaro alla presidenza del Senato, non possono fare le barricate su un’ipotesi del genere. Il premier Enrico Letta insieme a Dario Franceschini ha cercato fino all’ultimo di evitare la nomina di un segretario vero e proprio, ma poi si è dovuto arrendere. Anche perché molti dei suoi sono convinti che Finocchiaro sarà  una soluzione pro-tempore. E sbagliano, perché lei non ha la minima intenzione di non ricandidarsi al congresso.
Chi manca all’appello? Solo Matteo Renzi. Il sindaco rottamatore non andrà  al «caminetto». Del resto, non è la prima volta che il primo cittadino del capoluogo toscano diserta questi appuntamenti. Lo ha sempre detto che non gli piacciono le «riunioni segrete» e che preferisce gli incontri ufficiali e le trattative «alla luce del sole». Come D’Alema, Renzi parteciperà  invece all’assemblea nazionale di sabato, e non è escluso che intervenga dal palco. Comunque, anche se i rapporti tra il sindaco e l’ex capogruppo del Pd al Senato sono tutt’altro che ottimi (lei gli ha dato del «miserabile», addirittura), Renzi ha spiegato ai suoi che non intende entrare nella «querelle» sulla segreteria: «Io non porrò veti». Non vuole farsi mettere in mezzo, né essere tirato in ballo per giustificare, magari, una scelta al ribasso.
Renzi sembra sempre più orientato a lasciarsi le mani libere. Oggi incontrerà  Bersani, prima del caminetto, per sottolineare che le beghe del Pd non lo riguardano. Poi andrà  all’Anci, dove confermerà  che non vuole candidarsi alla presidenza dell’associazione dei Comuni. Quindi tornerà  a Firenze, per fare il sindaco, lontano dalle traversie di questo Pd in affanno per l’alleanza con il Pdl.
Solo Goffredo Bettini, in questo frangente, ha l’autonomia e l’autorevolezza per fare una controproposta: «Andiamo da Chiamparino e chiediamogli di superare le sue resistenze e di accettare la candidatura: solo lui potrebbe risollevare il Pd».


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