Commissioni, il giorno della verità  Tensioni su Nitto Palma alla Giustizia

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ROMA — Si terranno oggi due riunioni decisive per l’assegnazione, tra Camera e Senato, di 28 poltrone importanti da presidente di commissione parlamentare, 56 poltrone di seconda fila da vicepresidente e 56 strapuntini da segretario. La partita la giocano i sei capigruppo di Pd, Pdl e Scelta civica mentre i socialisti di Riccardo Nencini, che per i candidati chiedono «competenza e assenza di conflitti di interesse», verranno consultati domani. I tre partiti, finora, hanno trovato molti incastri. Ma sono ancora arenati sulle caselle della Giustizia. Al Senato il Pdl non molla su Nitto Francesco Palma: «Uno che è stato apprezzato da tutti, sia come sottosegretario all’Interno sia come Guardasigilli», dicono di lui nel suo partito. Ma ora il Pd sta facendo le barricate «fino al punto di non mollare la commissione giustizia se il Pdl non cambia nome».
Tanta diffidenza nei confronti dell’ex magistrato Nitto Palma si spiega, forse, con i malumori che circolano tra gli ex magistrati eletti nel Pd a causa di una presunta scelta al ribasso operata dal gruppo dirigente del Pd. Fino a ieri risultava che anche la commissione Giustizia della Camera fosse persa per il partito: rinunciando alla «candidatura naturale» di Donatella Ferranti (ex magistrato, ed ex segretario generale del Csm), il partito di Bersani avrebbe infatti dato la sua disponibilità  per non ostacolare l’assegnazione della presidenza della commissione Giustizia al partito di Monti. Il candidato di Scelta civica sarebbe l’avvocato bresciano Gregorio Gitti, ordinario di Diritto privato a Milano.
La partita sulla Giustizia è comunque ancora aperta. Anche se — dopo la nomina a sottosegretario in via Arenula del giudice Cosimo Ferri, leader di Magistratura indipendente non sgradito al Pdl — le correnti di sinistra dell’Associazione nazionale magistrati hanno voluto tirarsi fuori: «Smentiamo di aver mai chiesto un riequilibrio alla politica….auguriamo a Cosimo Ferri buon lavoro, nell’interesse delle istituzioni», scrivono Anna Canepa (Magistratura democratica) e Nicola Di Grazia (Movimento per la giustizia).
Invece, sul fronte delle Telecomunicazioni, il Pd avrebbe ottenuto il ritiro della candidatura del senatore Paolo Romani (Pdl) alla guida della commissione Infrastrutture perché il suo profilo è ritenuto troppo vicino agli interessi delle aziende di Silvio Berlusconi. Più semplice, poi, l’incastro delle commissioni Bilancio: al Senato passerebbe Antonio Azzolini (Pdl), alla Camera Francesco Boccia (Pd). Agli Esteri si sono prenotati il deputato Fabrizio Cicchitto (Pdl) e il senatore Pier Ferdinando Casini. Alla prima Affari Costituzionali, ci sono Anna Finocchiaro del Pd al Senato (forse con Donato Bruno del Pdl come vice) mentre alla Camera sono in corsa i pugliesi del Pdl Raffaele Fitto e Francesco Sisto ma anche il piemontese Enrico Costa.
Sul fronte dell’opposizione ci sono novità  per la guida del Copasir. La presidenza del Comitato di controllo sui servizi segreti — rivendicato dal M5S per il capogruppo Vito Crimi — alla fine andrebbe a Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) grazie all’aiuto della Lega. Bobo Maroni, infatti, è tornato ad attaccare il M5S parlando di «neopoltronismo grillino» mentre Crimi ha replicato con toni duri: «Il Copasir è incompatibile con la Lega che è un partito secessionista». E allora eccola la soluzione messa in cantiere da La Russa e da Maroni. Per il Copasir (10 componenti: 3 Pd, 1 Sc, 1 Pdl, 3 M5S, 1 Lega, 1 Sel), il Carroccio offre il suo posto a Fratelli d’Italia che poi schiera l’ex ministro della Difesa come candidato alla presidenza non sgradito alla maggioranza. Ma i grillini non mollano: «Il Copasir ci spetta. Se non ci danno la presidenza ci devono spiegare perché».
Il M5S, invece, avrebbe il via libera per la commissione di vigilanza Rai con il candidato torinese Alberto Airola (senatore, operatore di ripresa telecinematografico). Ma prima ancora (domani, insieme a quelli delle altre commissioni) verranno eletti i presidenti delle giunte per le autorizzazioni della Camera e del Senato che, in questo schema, andrebbero a Sel e alla Lega.


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