Ineleggibilità  e caso movimenti I due fronti che lacerano il Pd

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ROMA — A quattro minuti dall’inizio è saltato tutto. La riunione della Giunta per le elezioni e le immunità  parlamentari, che avrebbe dovuto eleggere il suo presidente, è stata improvvisamente rinviata dalla conferenza dei capigruppo, con il voto contrario di Lega e M5S. Rinvio che segnala uno stallo nell’attribuzione della presidenza della Giunta, ma anche nell’accordo più complessivo che dovrebbe vedere assegnate alle opposizioni anche i vertici delle Commissioni Copasir e Vigilanza. Ma sullo sfondo c’è anche la questione dell’ineleggibilità  di Silvio Berlusconi, che il Movimento 5 Stelle si dichiara pronto a chiedere. E che il presidente della Giunta dovrebbe gestire e calendarizzare. Tutto si tiene, nel gioco delle poltrone e dei veti incrociati. Anche l’annunciato testo di Zanda, che impedirebbe ai «movimenti» (e dunque anche a quello di Beppe Grillo) di presentarsi alle elezioni. E se il capogruppo del Pd al Senato sembra orientato a rinnegarlo, vista l’interpretazione anti M5S e le reazioni virulente, la cofirmataria Anna Finocchiaro non torna indietro: «Ritirare il provvedimento? Per quanto mi riguarda no».
Sulla questione delle presidenze da assegnare, la spiegazione ufficiale è che non c’è ancora un accordo nelle opposizioni, ovvero tra Lega, M5S e Sel: ci si è dati una settimana di tempo perché le minoranze possano concordare come dividersi i tre presidenti. Ma l’impasse sarebbe dovuta anche alla spaccatura del Pd, per nulla convinto di votare il leghista Raffaele Volpi. In più, Pd e Pdl non vorrebbero che la presidenza del Copasir andasse al M5S. Ma il centrodestra tiene anche molto alla presidenza della Giunta, che gestirà  la delicata questione delle autorizzazioni a procedere e delle ineleggibilità , a cominciare da quella di Silvio Berlusconi. È possibile che la prossima settimana ci sia un voto simultaneo Copasir e Vigilanza Rai (che si vorrebbe assegnare ai 5 Stelle), per poi sbloccare anche la Giunta.
La compattezza del Partito democratico sarà  decisiva. Il centrodestra con la Lega e Gal ha infatti 8 senatori, come ne ha 8 il Pd. I M5S sono 4 e Sel ha un componente. Se tutti gli otto democratici si schierassero con la Lega e il Pdl, potrebbe farcela a diventare presidente il leghista Volpi. Ma se almeno quattro decidessero di seguire la linea Casson, allora la presidenza potrebbe toccare a Sel o al M5S, favorevoli a dichiarare il Cavaliere ineleggibile in quanto concessionario di servizio pubblico.
L’ineleggibilità  di Berlusconi è la questione più delicata. Su questo, il Pdl minaccia di far cadere il governo e diversi esponenti ieri lo hanno ripetuto a chiare lettere. Non è un caso che dal Pd arrivino rassicurazioni. Da Luciano Violante: «Per tre o quattro volte, il centrosinistra ha votato contro l’ineleggibilità . Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta». A Matteo Orfini: «Preferirei batterlo alle elezioni». Fino a Matteo Renzi: «Non sono d’accordo che l’unico modo per vincere sia squalificare l’avversario. È assurdo dopo 19 anni che viene eletto: dobbiamo sconfiggerlo per le sue idee non con giochini sottobanco». Sostanzialmente d’accordo anche Pier Ferdinando Casini: «La questione dell’ineleggibilità  di Berlusconi è un grimaldello che viene usato come propaganda a scoppio ritardato».
Il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, Vito Crimi, non si scompone e si aspetta qualunque decisione: «Non è un problema, perché Berlusconi decadrà  prima, grazie alla legge Severino, non appena sarà  condannato in Cassazione per i due processi in cui è coinvolto».


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