La capitale non decide Marino ha 12,5 punti in più

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ROMA — Ignazio Marino (Pd) stacca nettamente Gianni Alemanno (Pdl) di oltre 12 punti (42,6 a 30,3 dei consensi pari a oltre 130 mila voti di differenza), ma non sfonda il tetto del 50 per cento. Sarà  il ballottaggio del 9 e 10 giugno tra il candidato di centrodestra e quello di centrosinistra a stabilire il sindaco della capitale per i prossimi 5 anni. Quasi un romano su due, però, diserta le urne. Ecco il risultato del primo turno elettorale delle amministrative a Roma nel quale si sfidavano in 19.
Delude il Movimento 5 Stelle che con Marcello De Vito ottiene solo poco più del 12 per cento dei consensi (alle Politiche di febbraio i grillini erano arrivati oltre il 27), mentre Alfio Marchini (indipendente) sfiora il 10 per cento. Sandro Medici (Rifondazione comunista) non supera il 3. Tutti gli altri outsider viaggiano sotto l’1,5. La coalizione che appoggia il cardiochirurgo Dem è al 42,5 per cento: tra i partiti, il Pd, nonostante il periodo turbolento, raggiunge un risultato sorprendente con oltre il 26 per cento dei consensi, mentre la lista civica per Marino coglie un onorevole 7. Il centrodestra, invece, intasca il 31,7 per cento dei voti: sotto le attese il Pdl che supera il 19, mentre ottiene una lusinghiera affermazione Fratelli d’Italia che lambisce il 6 per cento: secondo la Meloni è «l’unico partito che cresce, una spia del malessere nel centrodestra».
Dal Viminale si registra il dato molto interessante che riguarda l’affluenza, ferma al 52,80 per cento. In pratica su 2.359.119 aventi diritto, hanno depositato nelle urne la lunghissima scheda azzurra (un metro e venti centimetri) soltanto 1.245.651 romani. In altre parole oltre un milione di cittadini non ha votato. Rispetto alle Politiche dello scorso febbraio, quando a Roma l’affluenza si era attestata al 77,6 per cento, c’è stato un netto crollo di votanti di quasi 25 punti. Mentre alle precedenti elezioni comunali, nel 2008 (quando Alemanno vinse al ballottaggio su Francesco Rutelli che al primo turno era avanti di 84 mila voti ndr), alle urne era andato il 73,52 per cento, con un calo di oltre 20 punti rispetto al voto di ieri. In quell’occasione, però, le elezioni comunali erano abbinate alle Politiche che hanno spinto molti al voto.
Analizzando il dato dell’affluenza, dopo il grande fermento riscosso in città  per le Politiche di tre mesi fa, sulla sfida nella Capitale aleggiava da giorni lo spettro dell’astensionismo. La battaglia politica all’ombra del Colosseo, del resto, non aveva certo contribuito a scaldare i cuori dei romani. Anzi. A rafforzare questa atmosfera, tra l’altro, il «flop delle piazze» venerdì, nel giorno di chiusura della campagna elettorale: anche i comizi dei candidati più accreditati infatti avevano raccolto molti meno sostenitori delle previsioni. E ieri i tanti dubbi da parte di analisti e politici si sono drammaticamente concretizzati. In questo quadro il derby in occasione della finale di Coppa Italia tra Lazio e Roma, match giocato domenica pomeriggio, aveva distratto molti calciofili e i 2.600 seggi allestiti in città , durante la partita, sono rimasti in pratica deserti.
Replicando a chi giudica deludente il dato dei grillini, De Vito precisa: «Non è corretto confrontare il dato delle Comunali con quello delle Politiche: sono elezioni totalmente diverse». Poi il pentastellato contrattacca e se la prende con carta stampata e televisioni: «Il calo non è così vistoso come abbiamo sentito dire. Certamente gli altri partiti hanno messo in campo una forza economica e mediatica nettamente diversa. Abbiamo trovato pochissimo spazio sui giornali e alche le tv hanno descritto la nostra attività  in una certa maniera. Tuttavia, prendiamo il 14% che è una percentuale che una volta prendeva il Psi o Alleanza nazionale. Non è una percentuale da poco conto».
Con orgoglio Alfio Marchini, di professione imprenditore con il cuore che batte vicino al Pd, non ipoteca il futuro e a chi gli chiede di eventuali apparentamenti, sottolinea: «Io non farò il vice di nessuno. Per il ballottaggio manca ancora tempo: ci sono quindici giorni. Valuteremo con laicità  e grande attenzione i programmi e il merito». Gli elettori che hanno creduto in lui «aspettano la nostra coerenza — fa notare Marchini parlando dal comitato elettorale —. Saremo inflessibili nel tenere la barra dritta sui valori della campagna elettorale: il nostro impianto etico è chiaro. La mia vita la dedicherò agli altri e all’impegno per la politica. Questo è solo l’inizio».
Nei prossimi 15 giorni, tra sfide tv e porta a porta nei quartieri, dal centro alle periferie, Marino e Alemanno proveranno a risvegliare i romani svogliati e stanchi delle solite promesse.


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