«Io premier? Non da larghe intese»

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ROMA — «Il congresso si terrà  entro il 2013». Guglielmo Epifani, intervistato da Lucia Annunziata a «In mezz’ora», rassicura chi teme un rinvio e prova a tracciare una barra nella sua azione da segretario del Pd, tra il necessario sostegno all’esecutivo «amico» guidato da Enrico Letta e il tentativo di ridare forza e autonomia a un partito ripiegato su se stesso. Esigenza sentita anche dal Pdl, con Angelino Alfano che, intervistato a «Che tempo che fa», rilancia temi cari all’elettorato di centrodestra.
Matteo Renzi guarda avanti: «Potrei fare il premier — dice al «Quotidiano nazionale» — se lo vorranno gli italiani con le elezioni, al prossimo giro. Del resto sarei il meno adatto a guidare un governo di grande coalizione». Riferimento che mira a smarcare il sindaco di Firenze da un esecutivo al quale Pd e Pdl hanno dato il loro sostegno ma che minaccia di creare qualche problema elettorale con la base.
Anche per questo il neosegretario Epifani prova a fare il punto e comincia rassicurando sul suo non sentirsi un segretario dimezzato: «La mia una condizione di debolezza? Penso di no, ci ho riflettuto a lungo, non è il tempo che conta, sono nelle condizioni e ho il tempo e la libertà  di fare le cose giuste per risollevare il partito e prepararlo al Congresso». Un congresso che «si terrà  comunque entro il 2013: è l’orizzonte che ci siamo dati. Che mi sono dato». Poi, dice riferendosi a una sua possibile corsa per la nuova segreteria, «quel che accadrà , lo vedremo dopo».
Ma l’orizzonte del segretario non è solo rivolto alle beghe interne. Si tratta di dare una regolata anche al rapporto che lega il Pd al governo. A pochi giorni dal suo insediamento Epifani disse che «il problema non siamo noi ma il centrodestra, che sostiene battaglie non prioritarie e nel quale pesa l’ipoteca dei processi di Berlusconi» che mettono a rischio «l’azione riformatrice» di Letta. Ora il segretario del Pd alza il tiro e manda un messaggio chiaro al premier: «Se l’Iva aumentasse — sottolinea, contestando eventuali manovre esclusive sull’Imu, come richiesto dal Pdl — faremmo sentire le nostre ragioni». Dal Pd, dunque, arriverà  «un sostegno leale al governo», facendo però attenzione, perché «non si governa contro gli interessi del Paese».
Epifani fa poi un’apertura sul semipresidenzialismo («è un’ipotesi che prendiamo in considerazione») ed esplicita quello che aveva fatto capire nei giorni scorsi, a proposito della ineleggibilità  di Berlusconi. «La fonte normativa risale al ’57 — ricorda — e riguarda i rappresentanti legali di aziende che hanno concessioni pubbliche. E Berlusconi non è il rappresentante legale». Ma non è solo una questione giuridica, perché sono le conseguenze quelle che contano. «E se davvero Berlusconi fosse dichiarato ineleggibile? Sicuri che sarebbe sterilizzato dal punto di vista politico? O non si aprirebbe piuttosto per lui una nuova fase, in stile Grillo?». La conclusione è senza tentennamenti: «Gli avversari politici si battono politicamente». Semmai, ma questo riguarda il futuro, visto che nel passato nulla s’è fatto, serve «una straordinaria, forte e moderna legge sul conflitto d’interessi, che valga da oggi per i prossimi trent’anni».
E se il Pd cerca di mantenere una sua autonomia dal governo, anche nel Pdl si cerca di spingere sui temi vicini al proprio elettorato. Angelino Alfano dà  il via libera al piano di Letta sull’abolizione dei finanziamenti, ma avverte: «Si rischia di esagerare, perché la politica ha un costo che va coperto», sia pure con donazioni private. Il vicepremier rilancia anche la proposta «zero tasse» per chi assume i giovani e si dice sicuro, dopo le parole di Veltroni ed Epifani, che «il semipresidenzialismo si farà ».


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