Mps, il labirinto del riciclaggio

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ROMA — Milioni di euro portati all’estero e poi fatti rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale. Soldi che sarebbero stati sottratti alle casse del Monte dei Paschi dai manager dell’Area Finanza guidati da Gianluca Baldassari e gestiti da società  finanziarie di sua fiducia. È la «banda del 5 per cento» che poteva contare su una rete di broker e aziende in grado di movimentare denaro in Svizzera, ma soprattutto nei paradisi fiscali. A Vanuatu e San Marino gli specialisti del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza hanno rintracciato i flussi finanziari.
Le decine di perquisizioni compiute ieri per ordine dei pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, confermano le operazioni di riciclaggio e aprono nuovi scenari nell’inchiesta sul disastro finanziario causato dall’acquisizione di Antonveneta dal banco Santander avvenuta nel 2007. Perché ci sarebbero almeno 40 milioni di euro riportati nel nostro Paese grazie allo scudo fiscale e poi rimasti di fatto «congelati». Soldi che potrebbero essere in realtà  la «provvista» che Baldassari e i suoi presunti complici hanno accumulato per conto di altri. Parte della «stecca» derivata proprio dalla plusvalenza dell’affare concluso con gli spagnoli.
Le verifiche dei magistrati italiani si intrecciano con quelle degli elvetici e fanno emergere nomi nuovi nel registro degli indagati. Tra loro, Roberto Villa, l’ex presidente della Richard Ginori che con Baldassarri aveva un rapporto strettissimo, come emerge anche dalle manovre speculative che avrebbero effettuato insieme e dal trasferimento di fondi tra società  diverse. Un legame che coinvolge anche Alessandro Toccafondi, il vicecapo dell’Area Finanza, anche lui coinvolto — secondo l’accusa — nelle operazioni che avrebbero “svuotato” le casse della Mps.
Il 2 maggio scorso Toccafondi è stato interrogato dagli inquirenti di San Marino su sette milioni di euro che avrebbe occultato al fisco italiano attraverso movimentazioni estere. E ha dichiarato: «Posso dire che i fondi sono stati accreditati presso un conto corrente presso la United Investment Bank di Vanuatu direttamente da parte di clienti che hanno beneficiato della mia consulenza finanziaria. Dal 1998 mi occupo attivamente del trading della Banca Nazionale dell’Agricoltura. In quel periodo ho cominciato a seguire con consigli mirati alcuni selezionati clienti della gestione patrimoniale (la cosiddetta gestione vip). Nel 2001 ho cominciato a ricevere provvigioni per la mia consulenza proporzionati ai risultati. Questo tipo di operatività  è proseguita nel 2001 quando mi sono trasferito in Mps nel ruolo di viceresponsabile del desk quantitativo che era una linea operativa destinata esclusivamente ad operatività  in future e cash utilizzando risorse di proprietà  della Banca, per cui non avevo la possibilità  di fare consulenza e figurare direttamente, quindi riferivo le mie indicazioni ai gestori che provvedevano agli ordini».
Il suo avvocato Alessandro Diddi assicura che «nessun illecito è stato commesso, perché si potrà  dimostrare che in realtà  Toccafondi ha fatto guadagnare molti soldi a Mps con questa attività  di trading». Ma i pubblici ministeri sono di ben altro avviso e ritengono che i soldi trasferiti all’estero siano in realtà  le «creste» percepite dai manager sulle operazioni speculative compiute attraverso Mps.
Fiorenza Sarzanini


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