Datagate e crisi: è gelo tra Barack e la Merkel

Loading

BERLINO — «Mister Obama, cosa dirà ai tedeschi questo pomeriggio? Che sa cosa facevano i tedeschi su Facebook poche ore fa?». Il titolo aggressivo e irridente, quasi ostile della Bild, che richiama lo scandalo del “Datagate”, ieri mattina la diceva tutta: il richiamo ai momenti d’emozione storica dell’era Kennedy ormai, nella Germania unita, sovrana e sempre più ambiziosa, evoca solo deboli ricordi lontani. Bastava vedere quelle quattro-cinquemila persone appena ieri alla Porta di Brandeburgo, dove oggi solo raduni rock europei e la festa di Capodanno raccolgono folle oceaniche, non più il presidente che continua a proteggerti con l’ombrello atomico, per cogliere la svolta.
Dietro i sorrisi con Angela Merkel, il presidente americano ieri ha colto anche del gelo. Ha toccato con mano, afferma Kurt Kister della Sueddeutsche Zeitung, una Repubblica federale per cui gli Stati Uniti non sono più importanti com’era prima. «Sentimento reciproco, è ovvio».
Il cambiamento è gestito con stile, eppure è radicale, notano Mark Lander e Peter Baker sul New York Times.
E’ passata l’atmosfera magica, nota Der Spiegel in una spietata cover story sull’ “amico perduto”. Passeggiando tra la Porta dove ai tempi di Kennedy il Muro della Vergogna tagliava in due l’Europa e il mondo, ieri pomeriggio, quella dose di gelo si tagliava col coltello. Nei rapporti con la Germania di Angela Merkel, in un certo modo non meno che con la Russia di Putin o con la Cina di Xi Jingping, fa notare ancora il Nyt, i gesti di mano tesa e le offerte di dialogo di Obama si scontrano con un atteggiamento da cold shoulder, grande freddezza quasi indifferente.
Applausi ma non trionfali, festa al caldo estivo ma per un ospite simpatico, non più per il salvatore contro l’Impero sovietico: le facce dei berlinesi nel cuore di Mitte l’hanno detta lunga. Angela Merkel e il suo staff non si sono nemmeno sforzati di celare divergenze di fondo, anzi al contrario. Primo, sul “Datagate”. Tra i tedeschi gelosi della privacy, nota Die Welt, ha suscitato reazioni ostili da far dimenticare la repressione cinese o l’autoritarismo russo.
Il clima resta amichevole, ma la freddezza lo rende sempre più irriconoscibile, ogni anno che passa. Quando ieri il capo della Casa Bianca ha affermato che «per l’eurozona non c’è una soluzione unica», ha trovato in Merkel orecchie fredde, quasi ostili: quel giardino di casa è tedesco, non americano. Il pretesto per la loro svolta a 180 gradi, i leader tedeschi lo usano sfacciati: l’America comunque guarda più verso l’Asia, affermano. È con la Cina che Volkswagen, Siemens, i responsabili di Istruzione e ricerca scientifica firmano le intese più importanti a raffica. La conclusione del settimanale di Amburgo non lascia dubbi: «I tempi in cui Usa e Germania si sentivano legati da una comunità di destino e sorpassavano piccoli disaccordi
appartengono ormai al passato».


Related Articles

Narco-Stati. In Afghanistan ora l’oppio anche sui terreni statali

Loading

Nel 2001, quando è iniziata l’invasione, secondo le Nazioni unite, in Afghanistan c’erano appena 8.000 ettari coltivati ad oppio. Numeri del tutto irrisori, nel paniere narcotico mondiale, rispetto ai 224.000 attuali. Staremo ora a vedere se i talebani non saranno proibizionisti interni e narcotrafficanti esterni

Democrazia e partiti islamici Primavere arabe a confronto

Loading

ROMA — «Costruire una democrazia è opera più difficile e complessa che distruggere una dittatura», diceva ieri a Roma Rachid Ghannouchi, il capo del partito di maggioranza nella Tunisia del dopo-Ben Ali.

Proteste in Kuwait

Loading

Notizie dal Kuwait

Sabato ci sono state le elezioni per il nuovo Parlamento, l’opposizione le ha boicottate e da tre giorni ci sono proteste e scontri

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment