Decreto sui giovani, pause corte per rinnovare i contratti a termine

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ROMA — Potrebbe prendere la forma di una deduzione dell’Irap il bonus per le assunzioni stabili dei giovani da inserire nel pacchetto lavoro allo studio del governo. L’intervento sull’imposta per le attività produttive taglierebbe il cuneo fiscale, il peso delle tasse sul lavoro, anche se, sia sulla percentuale, sia sulla durata dell’incentivo, le ipotesi sono ancora diverse. Il decreto legge dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri di venerdì. Ma non è escluso che venga rinviato di qualche giorno per dare precedenza assoluta al capitolo Iva. Oppure diviso in due parti, la prima da approvare venerdì con le sole misure a costo zero, cioè le modifiche alla riforma Fornero. E il resto, cioè il bonus per i giovani, da fare la settimana successiva, comunque prima del vertice europeo sul lavoro del 28-29 giugno.

Sulle modifiche alla Fornero il testo del governo è abbastanza definito: ridurre o addirittura eliminare le pause fra un contratto a termine e l’altro, allungate solo l’estate scorsa; alleggerire i vincoli sulla causale dei contratti; allargare i paletti dell’apprendistato, sia alleggerendo i vincoli sulla formazione sia abbassando la percentuale dei contratti che alla fine devono essere stabilizzati. I sindacati non sono d’accordo, chiedono di non insistere troppo sulla flessibilità. E, in particolare sull’apprendistato, vogliono limitare le modifiche, chiedendo di lasciare spazio agli accordi fra le parti sociali, ad esempio nei contratti di categoria.

Per il momento sembra accantonata la «staffetta generazionale», il graduale passaggio di consegne fra anziani e giovani. Il ministro Enrico Giovannini ci tiene parecchio, anche ieri ne ha parlato da Ginevra. E per questo se ne potrebbe discutere di nuovo dopo l’estate, quando il governo dovrebbe intervenire sulle pensioni, consentendo uscite anticipate in cambio di un assegno più basso e agganciando a queste uscite l’assunzione di un giovane. Ma per ora tutte le risorse dovrebbero essere concentrate sul bonus per le assunzioni stabili. Anche perché il miliardo di cui si parla viene definito un obiettivo ambizioso.

Alle quattro regioni del Sud che rientrano nell’obiettivo convergenza di Bruxelles — Campania, Puglia, Calabria e Sicilia — sarà possibile riprogrammare una parte dei cinque miliardi di euro dei fondi europei che rischiano di non essere utilizzati. Per il resto dell’Italia in teoria sarebbe possibile ricorrere ad un’altra voce, il Fondo sociale europeo, che però le Regioni hanno già quasi esaurito. «Per questo — dice Carlo Trigilia, ministro per la Coesione territoriale — si sta valutando la possibilità di un intervento con risorse nazionali che però sono di non facile reperimento». L’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd) prova a fare due conti: «Nel 2007 ridurre di tre punti il cuneo fiscale per 10 milioni di lavoratori costò cinque miliardi l’anno. Farlo per 500 mila persone verrebbe fra i 300 e i 500 milioni».

Restano i fondi del progetto europeo sulla «Youth guarantee»: 400 milioni per l’Italia. Con la possibilità che vengano concentrati nel 2014 e nel 2015 invece che spalmati sui sette anni del programma di Bruxelles. Ma, come ricorda Giovannini, «non è certo una modifica della regolamentazione che da sola fa generare centinaia di migliaia di posti di lavoro». Serve che cambi il vento dell’economia. Ed è lo stesso Giovannini a ricordare che allo stato le previsioni parlano di una «ripresa limitata, parziale, non molto forte».

Lorenzo Salvia


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