Fmi pronto a sospendere gli aiuti alla Grecia

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BRUXELLES — Per l’eurozona torna a suonare l’allarme Grecia. Secondo quanto scrive il sito del Financial Times, il Fondo Monetario Internazionale avrebbe minacciato di sospendere da luglio la sua partecipazione al salvataggio di Atene se i governi europei non si impegnano a coprire un nuovo «buco» di 3-4 miliardi di euro che è emerso nel piano di finanziamenti per complessivi 172 miliardi.
Il nuovo ammanco sarebbe dovuto da una parte ai ritardi nel programma di privatizzazioni concordato dal governo di Atene, e dall’altra dal rifiuto di alcune banche centrali di rinnovare l’acquisto di bond greci in scadenza e di versare alla Grecia le plusvalenze realizzate sul primo prestito concesso al Paese. A questo punto il Fmi, che già nelle settimane scorse aveva criticato duramente la gestione della crisi greca da parte dei governi dell’eurozona, minaccia di sospendere la propria partecipazione al salvataggio di Atene fino a che il «buco» non verrà coperto dai governi europei.
La nuova grana è piombata sul tavolo dei ministri delle finanze della zona euro riuniti ieri a Lussemburgo e già alle prese con la richiesta del governo cipriota di ridiscutere il programma di salvataggio dell’isola varato solo pochi mesi fa in seguito alla crisi delle banche cipriote. I ministri dovrebbero anche trovare un accordo sul ruolo dell’ESM, il fondo salva-stati, nella ricapitalizzazione diretta delle banche: un tassello essenziale nel puzzle dell’Unione bancaria, voluta per spezzare il circolo vizioso tra crisi degli istituti di credito e crisi dei debiti sovrani.
Ma anche su questo fronte i progressi sono inferiori alle aspettative e il freno tedesco ha fatto sentire i suoi effetti. I ministri sono riusciti a trovare un accordo sul fatto che il fondo europeo intervenga nella ricapitalizzazione delle banche. Ma il «tetto» imposto agli interventi dell’ESM, che non potrà mobilitare più di 60 miliardi di euro, di fatto limita notevolmente la portata dell’intervento. Basti pensare che per salvare solo le banche spagnole, l’anno scorso l’eurozona ha messo a disposizione di Madrid una cifra di cento miliardi.
In teoria, l’obiettivo della misura decisa ieri è proprio quello di fare sì che l’ESM intervenga direttamente nella ricapitalizzazione delle banche, evitando dunque che i governi nazionali si svenino. In pratica, però, la decisione presa ieri prevede comunque una partecipazione del 20% dei governi nazionali al salvataggio delle banche, e pone forti limiti alla retroattività dell’intervento. In questo modo Paesi come l’Irlanda, la Spagna, il Belgio e Cipro, che hanno già pagato un prezzo molto alto per ricapitalizzare le proprie banche, difficilmente potranno beneficiare ex-post dell’intervento del fondo europeo.


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