«Sull’esecutivo nessuna conseguenza»

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MILANO — Dicono che non sia buon viso a cattivo gioco, che Letta consideri il suo governo una garanzia per gli interessi politici di Berlusconi e che quest’ultimo sia d’accordo con l’analisi. E dunque una frase detta alla Bbc di mattina, prima che arrivi la decisione della Cassazione, vale anche per il pomeriggio. E il capo del governo la difenderà per l’intera giornata: «Non conosco quale sarà il futuro» di Berlusconi, «ma sono sicuro che tutti i problemi, giudiziari e altri, non avranno mai conseguenze sull’attività politica del mio governo».

Preoccupazione certamente, a Palazzo Chigi non la negano, come non la negano i deputati più vicini a Letta: il 30 luglio prossimo il governo sarà ancora impegnato in delicati dossier fiscali, dovrà forse ancora prendere decisioni non indifferenti per la sua stabilità su Iva e Imu, cominciare a impostare la legge di Stabilità. «Non farò vacanze, quest’anno», ha detto ieri il premier, confermando la mole di lavoro che attende l’esecutivo nelle prossime settimane.

Eppure per tutta la giornata la linea resta quella tenuta sin qui, dalla nascita del governo ad oggi: da una parte l’attività di governo dall’altra quella che riguarda le vicende giudiziarie del Cavaliere. «Non c’è solo Berlusconi, parliamo dei problemi dell’Italia», dice Letta a Ballarò , di fronte all’insistenza dei giornalisti. «Ho già risposto a questa domanda in un’intervista alla Bbc», ripete impassibile subito dopo.

In modo più argomentato il muro che il presidente del Consiglio alza di fronte alle domande è costruito anche con queste parole: «Penso che sia assolutamente fondamentale che sia rispettata l’autonomia tra i poteri dello Stato e quindi penso che da presidente del Consiglio non debba commentare sentenze o date di sentenze». Come dire: nessuno si attenda che io possa fare considerazioni politiche, da capo del governo.

Nel corso della giornata sono del resto diversi i messaggi positivi che il premier cerca di diffondere: «Sono fiducioso che si possa uscire da questa crisi, che si possano fare dei passi». Una fiducia costruita sugli spiragli di intervento finanziario che l’esecutivo ha dinanzi a sé: «Alla fine di quest’anno potrebbero esserci margini se i tassi sul debito scenderanno e il gettito Iva aumentasse con i pagamenti della P.A. alle imprese». Mentre per il 2014 «avremo margini maggiori» che potrebbero essere dello «0,4% o dello 0,5%», ma io «spero che il margine sia dello 0,6%» del Pil.

Motivi di ottimismo che vengono opposti anche al giornalista della Bbc: l’Italia non ha e non avrà bisogno di salvataggi, «tutti i Paesi hanno dei problemi, ma l’Italia ha un deficit strutturale inferiore al 3%, sono sicuro che basterà continuare nel nostro programma di riforme strutturali, che daranno dei risultati positivi. La crescita arriverà, l’Italia è al primo posto in Europa per consolidamento fiscale».

E sul piano politico c’è spazio per l’ennesima rassicurazione sull’Imu: «Togliere l’Imu fa parte del programma. Verrà superata e sulla prima casa l’impegno è a toglierla». Musica per le orecchie del Pdl, mentre sul Pd c’è l’autocritica e anche la speranza: «Un progetto straordinario, che in questi anni però ha vissuto troppi stop and go : quanto avvenuto per l’elezione del presidente della Repubblica, lo scorso aprile, costituisce a mio parere un punto di non ritorno». E guardando avanti, a Renzi, penso «sia un’ottima carta, per il Pd del futuro e di oggi, sono sicuro che faremo tante cose insieme».

Marco Galluzzo


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