La base si sfoga sul web: «Calate le braghe»

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MILANO — Non si placa la polemica tra quei militanti del Pd che non hanno gradito il sostegno al ministro Alfano. Anzi, rabbia e delusione montano sul web. Un malumore che si alimenta di ora in ora e che tocca anche dall’interno il partito. Proprio giovedì era stato Fausto Raciti a dare il via — con un post su Facebook — a una pioggia di commenti. «Per responsabilità nazionale Alfano dovrebbe aver già rimesso le proprie deleghe nelle mani del Presidente Letta, perché un Ministro degli Interni non può essere all’oscuro di quello che succede nei suoi uffici e pretendere di garantire la sicurezza del Paese», scrive il segretario nazionale dei Giovani Democratici. Molti i commenti in linea con Raciti. «La responsabilità nazionale ha un limite come la pazienza; andare oltre significa calare le braghe o restare per le poltrone — sostiene Santo Cannavò —. Si accettano compromessi fino a quando questi non ledono la dignità personale e di partito». Sulla stessa linea anche Fabio Greco: «C’è anche una questione di orgoglio di partito, che si riverbera nell’animo degli iscritti. La Idem si è dimessa per un nonnulla mentre qui si è un presenza di una questione gravissima, che riguarda il rispetto dei diritti umani. Come può il partito più forte del Paese accettare questa umiliazione?».

Raciti non è la sola voce che si leva dal coro. Anzi, i numeri fanno impressione. Pippo Civati annuncia sul suo blog in un commento dal titolo «quelli che non si adeguano»: «Ho appena saputo che le persone che hanno aderito alla mitica ricognizione attraverso il sito Civati.it si avvicinano alle cinquemila unità (anime belle, se preferite)». E in un altro post stuzzica: «Sapete quanti sono i senatori del Pd che hanno votato contro la sfiducia ad Alfano? 101. Poi dice che uno non si deve impressionare». I commenti si moltiplicano e in serata sono duecento. Secondo Frenz, è «una traversata nel deserto; nel deserto del Pd senza né capo né coda, tra serpenti a sonagli e scorpioni».

Su Twitter, il voto tiene banco. C’è chi appoggia i democratici e invita i critici a farsi aventi (virtualmente) e c’è chi rimarca la propria insoddisfazione. «Dopo il voto di oggi, dovrò convincere me stesso prima che gli altri a rivotare ancora per il Pd. Sono davvero deluso», scrive Ciro Perna. Il tenore è spesso quello: «Bene… non hanno intenzione di votare la sfiducia ad Alfano ma sicuramente stanno facendo aumentare la mia». Qualcuno, invece, polemizza con chi si è schierato in modo diverso dalla linea del partito. Come Laura Puppato. A lei si rivolge IlMoliere: «Perché intanto non si dimette lei dal Pd? Giusto per coerenza dico». Altri ne sottolineano la «dignità». In molti ironizzano sull’acronimo e parlano di «Partito defunto».

L’attenzione, poi, in serata, si sposta verso Matteo Renzi. A lui, alle sue dichiarazioni, guarda la base. Anche in questo caso divisa. Le prossime mosse per capire dove andrà. Lo sguardo — per ora — anche tra i militanti sembra sempre più lontano dal presente e proiettato verso il futuro. Intanto, si palesa un’altra grana: per protesta alcune sezioni toscane e emiliane hanno annunciato che non gireranno più le quote del tesseramento al partito .

Emanuele Buzzi


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