Airaudo: “Torni la pace in fabbrica basta estremismi, anche della Fiom”

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TORINO — Ora «è venuto il momento di mettere da parte gli estremismi e riprendere il filo del confronto in fabbrica, finalmente con regole certe». Giorgio Airaudo, oggi parlamentare di Sel e fino a pochi mesi fa responsabile auto della Fiom, legge in questo modo la sentenza della Corte Costituzionale e la lettera di Laura Boldrini a Sergio Marchionne.
E’ vero che alla Fiat sono messi in discussione i diritti dei lavoratori?
«È vero che la Fiat ha chiesto di ridimensionare dei diritti come i dieci minuti di pausa o lo sciopero. Lo ha fatto proponendo in cambio investimenti, peraltro fatti in Italia con il contagocce. Mirafiori aspetta da due anni di conoscere il suo futuro dopo il referendum che avrebbe dovuto garantire la produzione»
Con la sentenza della Corte e la lettera della Boldrini si può pensare che stia finendo un’epoca di conflitto in fabbrica?
«I due fatti si sommano casualmente. L’invito della Fiat a Laura Boldrini a visitare Atessa è arrivato come risposta polemica al fatto che la Presidente aveva ricevuto una delegazione della Fiom al termine di una manifestazione. L’appuntamento del 9 luglio era pensato da tempo e la Fiat non aveva fatto inviti. Se voleva poteva invitarla con anticipo come aveva fatto con Monti a Melfi o Sacconi a Pomigliano. Poi, certo, la coincidenza con la sentenza della Corte Costituzionale ha finito per amplificare l’episodio».
Ora Fiat e Fiom saranno costrettette a dialogare?
«La Fiom non ha mai pensato di eliminare la Fiat. Ma solo di garantire a tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti, di poter scegliere liberamente il loro sindacato. La Fiat ha dato una interpretazione della legche oggi sappiamo non costituzionale. Non mi colpisce solo l’atteggiamento della Fiat. Mi stupisce che tre governi, tre presidenti del Consiglio, quattro o cinque ministri non siano stati in grado di segnalare il problema. E magari mentre lo segnalavano chiedere impegni all’azienda. In Usa 280 pagine di accordo con il governo Obama e qui nemmeno un post-it».
Cosa dovrebbe accadere per tornare a relazioni normali?
«I lavoratori devono aver garantita la libertà di scelta del loro sindacato e ci deve essere certezza delle relazioni tra azienda e sindacato. Gli accordi vanno sottoposti al giudizio dei lavoratori sempre, non quando conviene, com’è accaduto per l’estensione del contratto di Pomigliano a tutto il gruppo ».
Fino a tre anni fa la Fiom aveva buoni rapporti con Marchionne. E’ recuperabile quel clima?
«E’ normale che nei rapporti tra Fiat e sindacati ci siano fasi negoziali e fasi conflittuali. Se la Fiat non vuole la divisione non c’è divisione nemmeno tra i sindacati. Ho sempre pensato che ci dovesse essere un ritorno alla contrattazione in Fiat. Questa possibilità c’è sempre. Ha bisogno di relazioni e di tempo. Con il supporto di una legge chiara sulla rappresentanza. In questi anni la politica ha abbandonato sia la Fiom che la Fiat. Magari alla Fiat conveniva. Ai lavoratori no. Penso che sia stato un errore. In questa vicenda gli estremismi hanno fanno solo danni e la politica non ha fatto il suo mestiere».
Quali sono stati gli estremismi della Fiom?
«Io ho scelto una parte e mantengo quella coerenza. Per cui tendo a sottovalutare gli estremismi della mia parte. Ma ci sono stati».


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