Il verdetto e l’incognita della crisi

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E rispetto all’attesa per un verdetto che tutti, in modo diverso e per interessi divergenti, esagerano o minimizzano, arrivano notizie dall’eco un po’ surreale. Mediaset che in Borsa guadagna oltre tre punti percentuali, facendo balenare il sospetto di manovre speculative sulla sorte del Cavaliere; lo spread , il differenziale fra gli interessi dei titoli di Stato decennali italiani e tedeschi, che scende a 273 punti; e gli scommettitori che puntano in prevalenza su una conferma della condanna a carico dell’ex premier per frode fiscale.

L’incertezza rimane intatta, nonostante il procuratore della Cassazione abbia chiesto una riduzione a tre anni dell’interdizione dai pubblici uffici. E sulle conseguenze del responso, atteso per oggi o al massimo per domani mattina, prevale la convinzione che difficilmente il governo sarà travolto. La stessa decisione degli avvocati difensori di non chiedere rinvii indica la volontà di avere subito un quadro esatto della situazione. Berlusconi, ribadisce il Pdl, non farà cadere la coalizione guidata da Enrico Letta. E, aggiunge l’amico e sodale Marcello Dell’Utri, che la magistratura ha condannato di recente, «Silvio non lascerà mai l’Italia».

Semmai, ipotizza l’ex senatore del Pdl, potrebbe fare «il Beppe Grillo della situazione». Frase anodina e un po’ inquietante, se anticipasse la metamorfosi di un Cavaliere che, irritato con la magistratura, passa dall’atteggiamento prudente e responsabile delle ultime settimane all’aggressività antisistema del leader del Movimento 5 Stelle. Ma si tratta di illazioni. Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera, si augura che il processo Mediaset non abbia ripercussioni sull’esecutivo Letta. «Credo che le vicende giudiziarie non debbano entrare nelle questioni del governo» aggiunge. E «il Pd rispetterà rigorosamente il lavoro dei magistrati. La politica deve saper tacere».

Quanto al Pdl, «deve dimostrare di essere più forte delle questioni personali di Berlusconi e che il Paese viene prima», sostiene Speranza. Altrimenti «sarebbe un errore del centrodestra». La pressione per far cadere Letta, tuttavia, non si allenta. Le opposizioni accusano il governo di rinviare tutte le decisioni e ne chiedono la fine. E anche per la sinistra vale il discorso di guardare al di là della sorte del Cavaliere. Nei giorni scorsi è riemerso un nervosismo montante in alcuni settori del Pd, che potrebbero approfittare delle decisioni della Cassazione per rimettere in discussione l’alleanza governativa con Berlusconi. È uno spartiacque per tutti; e una prova di maturità politica dagli esiti incerti.


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QUESTE parole le scrivo per lanciare un allarme.
La riforma della legge sul voto di scambio così com’è stata approvata alla Camera dei deputati non sembra affatto utile a disarticolare i rapporti tra mafia e politica: anzi rischia di essere solo poco più di una messa in scena. Bisogna andar per gradi e capire i motivi di questo allarme.

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