Effetto-Iva al 22%, peserà di più sui redditi bassi

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ROMA — Se l’Iva dovesse aumentare a farne le spese saranno soprattutto le famiglie con redditi bassi. Un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, evidenzia i pericoli di un appesantimento dell’imposta al 22%. Infatti l’eventuale aumento peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, inoltre, i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.
Le simulazioni realizzate dagli artigiani di Mestre evidenziano tre tipologie famigliari: single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico. Per i single l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva sullo stipendio netto annuo si farà sentire maggiormente per le fasce meno abbienti. Sarà dello 0,29% su un reddito annuo di 15mila euro, scenderà allo 0,27% su una rendita annua di 55mila euro; la tassa cresce man mano che aumenta la retribuzione e l’aggravio oscilla tra i 37 e i 99 euro.
Nel caso di un lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, l’incidenza dell’aumento è inversamente proporzionale al reddito: potrebbe toccare lo 0,33% una quota di 15mila euro annui o scendere allo 0,30% a 55mila. L’Iva in più pagata in un anno, cresce con il reddito e sale da 51 a 113 euro. Anche nel caso di un lavoratore dipendente con moglie e due figli a carico, l’aumento dell’Iva è inversamente proporzionale al livello degli introiti: si attesterà allo 0,34% su un reddito annuo di 15mila euro diminuendo fino a toccare lo 0,31% su un reddito di 55mila. Man mano che questo cresce, in valore assoluto la maggiore Iva annua passa da 61 a 120 euro.
Ma anche dal fronte degli agricoltori della Cia parte un allarme sui consumi: «Gli italiani continuano a svuotare il carrello della spesa orientandosi sempre di più verso una tavola low-cost». Un quadro che sconsiglia colpi di mano ulteriori sull’Iva. Infine anche per Confesercenti occorre «sciogliere prima possibile il nodo dell’aumento dell’aliquota ». Anche Federdistribuzione chiede di evitare gli effetti inflazionistici derivanti dall’aumento


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