Grandi opere, Lupi scrive al Tesoro: ecco i cantieri necessari alla ripresa

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ROMA — «Caro ministro, ti chiedo di rispettare l’impegno che il governo ha assunto nei confronti del dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti ripristinando le risorse temporaneamente tolte dal bilancio del mio ministero per il finanziamento (…) in larga parte di interventi di competenza di altri ministeri o di interesse generale del Paese». Segue un allegato che alla voce «ripristino delle risorse tagliate con precedenti provvedimenti» elenca sette punti per un totale di 2,3 miliardi di euro. Il governo lavora alla legge di Stabilità, da presentare in Parlamento entro la metà di ottobre. E il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi scrive al collega dell’Economia Fabrizio Saccomanni.
Una lettera di tre pagine che serve a dettagliare il suo piano di investimenti, 10 miliardi di euro in tre anni che, come ha ricordato lo stesso Lupi ieri, vogliono dire «più di 100 mila posti di lavoro» e quindi una bella fetta di quella ripresa di cui molti parlano. Ma soprattutto a chiedere di mantenere i patti, e restituire ai progetti del suo ministero quei soldi che negli ultimi mesi sono stati dirottati verso altri capitoli di spesa.
Scorrere i sette punti dell’allegato alla lettera, partita martedì mattina, significa ripassare le coperture dei provvedimenti adottati negli ultimi mesi, sia dal governo Letta sia da quello Monti. Tra le risorse tagliate che Lupi chiede a Saccomanni di ripristinare ci sono infatti i 300 milioni per gli investimenti sulla rete ferroviaria cancellati dal decreto che ha eliminato definitivamente la rata di giugno dell’Imu sulla prima casa, i 540 milioni per la Tav Torino-Lione risucchiati dal cosiddetto decreto-emergenze, quello per l’Expo di Milano e l’area di Piombino. E ancora i 480 milioni di euro destinati alla manutenzione della rete ferroviaria ma cancellati con i tagli lineari dell’anno scorso o ancora i 100 milioni per il Mose, il sistema pensato per proteggere Venezia dalle maree, poi sacrificati sempre sull’altare del decreto Imu. «Il ripristino di queste risorse — scrive Lupi a Saccomanni — si articola con cadenze di recupero differenti, alcune più urgenti, altre più diradate nel tempo». Il recupero potrebbe essere quindi spalmato lungo i tre anni, dal 2014 al 2016, coperti dalla legge di Stabilità. Ma per far quadrare i conti, secondo il programma del ministero delle Infrastrutture, la maggior parte delle risorse, pari a 1,5 miliardi, dovrebbe tornare a disposizione già nel 2014.
Se questi fondi non dovessero essere ripristinati, l’intero piano del ministero delle Infrastrutture rischierebbe di perdere qualche pezzo. E non a caso nelle lettera a Saccomanni Lupi ne ricorda tutti i punti principali. Ci sono gli interventi sull’Alta velocità ferroviaria, che vanno dal completamento dell’asse Brescia-Verona fino alla progettazione della tratta Salerno-Reggio Calabria con la creazione di una rete che, nel tempo, dovrebbe coprire l’intero Paese. Ci sono anche i 340 milioni sempre per il collegamento fra Salerno e Reggio Calabria ma via autostrada e i 160 per la terza corsia sull’autostrada A4 fra Venezia e Gorizia. Ma ci sono anche gli interventi previsti dagli ultimi provvedimenti del governo Letta, come il rifinanziamento del cosiddetto programma «6 mila campanili», con gli interventi sugli edifici pubblici dei piccoli Comuni, il completamento delle opere legate all’Expo di Milano 2015, e il piano-casa inserito nel decreto sull’Imu con il sostegno per i mutui delle giovani coppie.
Tutti capitoli sui quali, scrive ancora Lupi nella lettera, «devo sottolineare l’urgenza di individuare strumenti per dare certezza e continuità alle azioni già assunte». Una lista lunga, dunque. Come saranno lunghe quelle che in questi giorni presenteranno gli altri ministri. Alla fine trovare la sintesi toccherà proprio al responsabile dell’Economia, insieme al presidente del Consiglio. Ma per provare a trasformare la ripresa da un auspicio in una realtà, quelle del piano Lupi sono di sicuro tra le leve più importanti alle quali mettere mano.
Lorenzo Salvia


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