Microsoft conquista la Nokia e lancia la sfida dello smartphone

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NEW YORK — Provaci ancora, Bill. A 38 anni dalla fondazione di quella che fu a lungo la regina dell’economia digitale, Bill Gates tenta di “reinventare” Microsoft. Lo fa mettendo sul piatto 7,2 miliardi di dollari, tutti in cash. E’ il prezzo per comprarsi l’intero business dei telefonini Nokia, e tentare di riagguantare i due colossi Apple e Samsung che dominano l’era degli smartphone. Microsoft resta un peso massimo finanziario, i mezzi non le mancano per investire nella propria riconversione, tutto sta a trovare le strategie giuste. Gates ha ripreso nei fatti un ruolo di supervisione, dopo avere annunciato il mese scorso l’imminente partenza del chief executive Steve Ballmer che lui stesso aveva scelto. Con i telefonini Nokia, la Microsoft si compra uno degli ultimi “campioni” europei dell’hi-tech, con 32.000 dipendenti. Si riprende anche Stephen Elop, top manager “prestato” da Microsoft alla Nokia che adesso torna nella veste di successore designato di Ballmer.
La velocità di cambiamento dell’economia digitale è confermata dalla stessa vicenda Nokia. In un’epoca che oggi sembra distante, e risale appena a 12 anni fa, la multinazionale finlandese era il numero uno incontrastato nei telefonini; nel 2001 era una delle aziende di maggiori valore nel mondo con 200 miliardi di euro di capitalizzazione (contro i 5,4 miliardi di euro pagati da Microsoft oggi). Ancora nel 2008 valeva ben 100 miliardi di euro in Borsa, e vendeva quasi mezzo miliardo di cellulari all’anno. Il suo declino è una storia parallela a quella della Microsoft. Anche di Nokia si può dire che “dormiva al volante”, in quel fatidico 2007 in cui Steve Jobs lanciò sul mercato l’iPhone. Appena sei anni e già sembrano un’eternità, tanto il consumo attuale di gadget tecnologici è segnato dagli smartphone. La leadership della Nokia rimane consegnata a un’epoca anteriore in cui ci bastavano dei telefonini… per telefonare. Oggi li usiamo per navigare Internet più di quanto usiamo i computer (il sorpasso è avvenuto quest’anno). Per non parlare del mercato delle “app”, che sei anni fa non esisteva neppure e oggi sostituisce l’uso del Gps in auto, l’acquisto di musica o film o videogame, l’invio di foto agli amici.
L’alleanza di Microsoft e Nokia era già un dato di fatto nelle tecnologie. La marca finlandese è il primo utilizzatore del software Windows nella versione smartphone, e il passaggio di Elop dai vertici Microsoft alla guida di Nokia nel 2011 consacrò l’alleanza. Ma i risultati fin qui si sono fatti attendere. Tuttora gli smartphone che usano software Windows della Microsoft sono appena il 3,5% del mercato mondiale. Contro un soverchiante 93% di quote di mercato che si spartiscono tra loro i due giganti Apple e Google (quest’ultima produce il software Android usato tra l’altro dalla Samsung). Nokia conserva il secondo posto mondiale nelle vendite, con 123 milioni di apparecchi venduti nel primo semestre di quest’anno: ma sono prevalentemente cellulari semplici, che servono soprattutto a telefonare. Negli smartphone invece la casa finlandese non appare neanche tra le prime cinque del mondo.
Ora Elop annuncia con enfasi “l’avvento di un terzo ecosistema”, basato su Windows Phone e in grado di sfidare i due leader
concorrenti Apple e Google. Non sempre le mega-acquisizioni mantengono le promesse. E’ il caso della stessa Google che acquistò il produttore di telefonini Motorola per 12,5 miliardi di dollari, un’operazione finalizzata soprattutto alla conquista di nuovi brevetti, ma che finora non ha dato risultati brillanti. Una ricaduta collaterale è certamente benefica per il bilancio Microsoft: l’elusione fiscale. Per pagare in cash l’acquisizione Nokia la multinazionale di Gates attinge alle abbondanti riserve parcheggiate all’estero, e così facendo sottrae una cospicua base imponibile al fisco americano. Fu così che finanziò un’altra acquisizione, perfino più costosa, quella di Skype per 8,5 miliardi di dollari. L’era Ballmer viene a chiudersi con i fuochi d’artificio: per compensare l’esaurirsi di una vena creativa interna all’azienda, la Microsoft ha tentato di trasformare se stessa a colpi di acquisizioni. I dubbi si sono materializzati a Wall Street con un -4,9% sul titolo della casa di Redmond.
Per la Nokia è l’ennesimo colpo di scena in una storia antica di 150 anni: l’azienda finlandese era stata studiata nei manuali di management e nelle Business School del mondo intero, per la sua strepitosa adattabilità. Fondata a Tampere nel 1865, fu originariamente una cartiera. Stupì il mondo per la sua capacità di trasformarsi da conglomerato industriale della Old Economy a multinazionale hi-tech nel corso degli anni Settanta. A tutt’oggi era rimasta una delle poche multinazionali europee sopravvissute alla “decimazione” in un settore dove dominano americani e asiatici. Le Borse hanno salutato l’annuncio della vendita alla Microsoft con un rialzo delle azioni Nokia del 40%. Quest’operazione fa pensare che siamo entrati di nuovo in un ciclo di maxi-acquisizioni borsistiche. Ancora più grossa è l’operazione da 60 miliardi di dollari con cui l’operatore di telefonia mobile Verizon (americano) si è ricomprato dalla Vodafone inglese il controllo del 45% del proprio capitale. Le scommesse sono aperte: se l’ondata di mega-investimenti finanziari segnali una fase di sano ottimismo sulla crescita mondiale, oppure se sia il sintomo di una nuova bolla speculativa.


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