Pena di morte, record di esecuzioni in Iran, Iraq e Corea del Nord

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ROMA – L’associazione “Nessuno tocchi Caino” lancia un allarme sul numero record di esecuzioni registrate in Iran, Iraq e Nord Corea negli ultimi 20 giorni. E giudica invece positiva la sospensione delle esecuzioni in Pakistan, stabilita dal Primo Ministro Nawaz Sharif.
“Negli ultimi 20 giorni, dopo la fine del Ramadan – afferma l’associazione – , l’Iran del nuovo Presidente Rohani ha effettuato e reso note almeno 26 esecuzioni, 8 delle quali sono avvenute sulla pubblica piazza e una nei confronti di un ragazzo che era minorenne quando ha commesso il reato. Almeno altre 16 persone sono state giustiziate in segreto: 11 a Karaj e 5 a Orumieh”.

Non solo. “Dall’inizio dell’anno l’Iraq di Al Maliki, che pare stia seguendo pedissequamente il modello iraniano anche sulla pena di morte, ha già giustiziato almeno 70 persone, 21 delle quali sono state impiccate nelle ultime due settimane. Dal 2005 a oggi, l’Iraq post-Saddam ha eseguito almeno 517 condanne a morte ‘legali’, un trend da regime saddamita”.
Infine la Corea. “Con le 12 esecuzioni del 20 agosto, tra cui quella di Hyon Song-wol, l’ex fidanzata del leader nordcoreano Kim-Jong-un – sottolinea Nessuno tocchi Caino -, la Corea del Nord resta tra quei Paesi che fanno maggiormente ricorso alla pena di morte anche se il numero delle esecuzioni è tenuto assolutamente nascosto”.

Buone notizie dal Pakistan. Positiva invece la notizia che viene dal Pakistan, dove alla fine di agosto il Primo Ministro Nawaz Sharif ha sospeso l’esecuzione della pena capitale per 468 detenuti, compresi terroristi e altri condannati a morte da tribunali militari. “Il Primo Ministro ha rinviato le esecuzioni capitali fino a nuovo ordine dopo essersi consultato con il Presidente Asif Ali Zardari, da sempre contrario alle esecuzioni. Questa moratoria temporanea è stata anche il frutto delle pressioni dell’UE, che avrebbe posto questo come condizione per assegnare alle esportazioni pakistane uno stato di priorità”.

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