Trovato l’accordo all’Onu sulle armi chimiche siriane

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I NEW YORK — I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno trovato ieri sera un accordo su un documento da votare nel quale si chiede alla Siria di rinunciare a tutte le sue armi chimiche. La risoluzione è il frutto di un compromesso tra gli Stati Uniti, appoggiati da Francia e Gran Bretagna, e la Russia: finora, sul testo c’erano state divergenze. Il quinto membro con potere di veto all’Onu, la Cina, ha accettato i contenuti e la forma con cui sono espressi. Il documento deve poi essere votato da tutto il Consiglio di sicurezza, cioè anche dagli altri dieci membri che non hanno il seggio permanente: la riunione è stata convocata per le 20 di ieri sera, ora di New York.
La notizia dell’accordo, che è un passo importante nella crisi siriana soprattutto perché conferma la possibilità (almeno per ora) di collaborare tra l’Occidente e Mosca, è stata data dall’ufficio dell’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Samantha Power. Ieri sera, i contenuti non erano ancora ufficiali. Si sa però che il testo non è stato scritto nell’ambito del Capitolo VII della Carta dell’Onu, quello più forte e in teoria convincente perché può mettere in essere le richieste con l’uso della forza se il destinatario non si adegua. Indiscrezioni indicavano che l’uso della forza non sarebbe esplicitamente citato nel documento.
L’ambasciatore britannico all’Onu, Sir Mark Lyall ha però twittato un messaggio che può fare pensare diversamente: «Il P5 (i Paesi con diritto di veto, ndr ) si è accordato su una bozza di testo di risoluzione vincolante e applicabile per eliminare l’arsenale chimico siriano». Si tratterà di vedere il significato concreto del termine «applicabile»: se con la forza o con altri mezzi ed eventualmente quali. Anche la signora Power ha scritto su Twitter che l’accordo prevede un «obbligo legale» per la Siria di consegnare le armi chimiche, ma non ha aggiunto che è attuabile con la forza. Un funzionario americano ha fatto sapere che comunque la risoluzione in discussione rende «assolutamente chiaro» che se Damasco non la rispetterà il regime ne «subirà le conseguenze».
Che fosse necessario un compromesso era evidente, dopo lo scontro delle settimane scorse tra Washington e Mosca sulla strada da seguire per disarmare Assad delle armi chimiche e dopo le dichiarazioni di buona volontà a cooperare tra i ministri degli Esteri John Kerry e Sergey Lavrov. Mosca, però, ha fin dall’inizio chiarito che non avrebbe mai accettato una risoluzione nell’ambito del Capitolo VII, che cioè prevedesse un intervento internazionale con la forza nel caso di non ottemperanza dei siriani. Dall’altra parte, americani, francesi e inglesi sostengono che se non c’è la minaccia del bastone la dichiarazione rischia di non avere effetto. Si vedrà oggi il dettaglio del compromesso: qualsiasi esso sia, però, un intervento di forza in Siria avrebbe bisogno di una ulteriore autorizzazione del Consiglio di Sicurezza.
Danilo Taino


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