“Al Sud disoccupazione reale al 28,4% 800mila famiglie a rischio povertà”

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ROMA — Consumi e lavoro giù in picchiata, cervelli e investimenti in fuga e la povertà dietro l’angolo. La crisi economica ha sferrato un duro colpo alla già critica «questione meridionale» e non c’è segnale di ravvedimento: l’attesa ripresina del 2014 non sembra destinata a fare tappa al Sud. Il rapporto elaborato dalla Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2013 è un concentrato di notizie negative e dimostra che se l’Italia non sta bene, un bel pezzo di Paese sta peggio. Almeno restando alla ricchezza legale.
Le cifre forniscono un quadro che lo stesso presidente della Repubblica Napolitano ha definito «inquietante». Si parte dal Pil: fra il 2007 e il 2012, nel Meridione è crollato del 10 per cento, una caduta quasi doppia rispetto a quella del Centro-Nord (meno 5,8). La tendenza è ancora in corso (nel 2013 sarà del meno 2,5 contro una media nazionale del meno 1,8) e non sembra intenzionata ad invertirsi a breve, visto che – secondo le stime Svimez – nel 2014 il Pil del Mezzogiorno resterà inchiodato allo 0,1 per cento, mentre nel Centro-Nord arriverà allo 0,9 (sempre poca cosa rispetto ad una Germania data a più 1,6). Né sembra bloccarsi il processo di desertificazione industriale: negli anni della crisi 2007-2012 la produzione manifatturiera è stata tagliata di un quarto (meno 25 per cento), gli investimenti del 45, i posti di lavoro sono diminuiti del 24 per cento.
E’ proprio sul lavoro che è fondamentale puntare, tanto più che nei primi mesi di quest’anno la soglia degli occupati è scesa sotto i 6 milioni: non accadeva dal 1977, trentasei anni fa. Le conseguenze sono evidenti, nel Sud la disoccupazione reale – certifica il rapporto – vola al 28,4 per cento, dato cui si arriva aggiungendo al tasso «ufficiale » (17 per cento) la fetta «grigia » del mercato del lavoro composta da chi ha perso o non ha più un posto ma nemmeno lo sta cercando. Non solo: aumenta anche la durata del disagio visto che, nel Mezzogiorno, il 60 per cento dei disoccupati si trova in tale situazione da più di un anno. Una situazione «opprimente» e inaccettabile, ha commenta Napolitano nel messaggio inviato alla presentazione del rapporto.
E se il lavoro non c’è la qualità di vita delle famiglie crolla: Svimez fa notare che il 14 per cento delle famiglie del Sud guadagna meno di mille euro al mese, quota quasi tripla rispetto a quella del Centro-Nord. Il 50 per cento delle famiglie è monoreddito, ma anche dove lavorano in due il rischio povertà riguarda il 23 per cento delle case, quasi quattro volte in più rispetto al Settentrione. Quasi 800 mila famiglie vivono in condizioni di povertà assoluta, aumentata negli ultimi cinque anni – dal 5,8 al 9,8 per cento. La caduta dei consumi, di conseguenza, ha toccato punte mai viste: dal 2008 ad oggi quelli delle famiglie sono diminuiti del 9,3 per cento (contro i meno 3,5 del Centro-Nord).
Davanti a tale quadro molti decidono di andarsene: negli ultimi venti anni, dalle regioni del Meridione sono emigrate 2 milioni e 700 mila persone, fra questi i laureati che hanno scelto di lasciare l’Italia sono stati oltre 20 mila. Senza una seria e mirata politica per la crescita e senza una potente lotta alla criminalità organizzata, fa notare la Svimez, non ne usciremo.


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