Ai cittadini di Albano dobbiamo dire grazie

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Prosegue il racconto: «Come comincia il passaggio del corteo cominciamo a cantare Bella ciao. Un fragoroso coro di Bella ciao. Un individuo si stacca dal corteo, si mette sotto la sezione e ci fa il segno che ci tagliava la gola. (…) Abbiamo aiutato il servizio d’ordine a tenere ferma la gente, perché se no succedeva un casino (…)».
Bella Ciao ad Albano l’hanno cantata anche davanti alla bara di Priebke e anche adesso sono tornati a scontrarsi con le provocazioni nazifasciste. L’antica cintura rossa dei Castelli Romani ha visto passare molta acqua sotto i ponti dal tempo delle grandi lotte bracciantili, della Resistenza, delle occupazioni delle terre. L’espansione di Roma ha in parte diluito le roccheforti rosse facendone propaggini della metropoli ma non ha cancellato tutto.
Quelli che sono andati in strada erano, certo, i discendenti della lotta partigiana e dei suoi protagonisti indimenticabili – Severino Spaccatrosi, Salvatore Capogrossi, Alberto Cavaglion…. Era, oggi come allora, il senso comune profondo della città che si ribellava. Raccontavano allora altri compagni: «Dalla finestra, un paio di signore hanno cominciato a urlare “fascisti di merda”, e molti padri di famiglia con i figli si sono uniti al presidio antifa, urlando slogan contro la Fiamma e contro il sindaco (di destra, ndr)».
È successo di nuovo; ma non erano lì per il passato o per la memoria: erano lì per il presente, per la politica e per la dignità di tutti.
Strano paese il nostro. Risponde con uno schieramento militare alla morte di massa nel Mediterraneo, insulta la ministra Kyenge, butta l’acido sui bambini Rom, erige monumenti al criminale di guerra Rodolfo Graziani, e poi si prodiga in cerimonie e alate parole sulla memoria – che peraltro incidono poco: basta sentire la radio in questi giorni per accorgerci di quanti distolgono lo sguardo dal massacro delle Ardeatine per ripetere i soliti falsi racconti antipartigiani su via Rasella.
Abbiamo orrore dell’antisemitismo, facciamo leggi contro il negazionismo, e poi sentiamo un presunto prete cristiano affermare che Priebke «è l’unico innocente dietro le sbarre» mentendo tre volte, perché Priebke non è innocente, perché dietro le sbarre non c’è stato mai e perché di innocenti in galera l’Italia è piena. La protesta di Albano è stata una ventata improvvisa di verità. Li dobbiamo solo ringraziare.


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