La rivolta dei rifugiati, sei ore di guerriglia

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CATANIA — Stavolta è stata una rivolta. Con scene di guerriglia urbana, un assalto ad una stazione di servizio, automobilisti che per miracolo hanno scansato le sassate, blindati della polizia attaccati con bastoni e pezzi di guardrail divelti. Bilancio: un migrante arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, alcuni poliziotti contusi, la strada statale bloccata fino al primo pomeriggio e tanta paura e preoccupazione. Perché quella di ieri non è la prima protesta degli ospiti del Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo, in provincia di Catania. Ma mai era accaduto che la rabbia di chi, in molti casi anche da 8 mesi, aspetta ancora di essere valutato dalla commissione che dovrà attribuirgli lo status per il quale ha rischiato di morire, arrivasse a tanto.
La rivolta è scoppiata di prima mattina. Quando alcune centinaia di migranti hanno bloccato la Catania-Gela, disseminando l’asfalto di massi, bruciando copertoni, incendiando campagne, isolando, di fatto, il centro abitato.
Un gruppetto ha scagliato pietre contro un autobus di linea, un altro ha danneggiato un paio di blindati della polizia. Lacrimogeni e caroselli di auto, la risposta, mentre all’interno del centro un altro gruppo danneggiava una ambulanza e le strutture tanto da rendere necessaria l’evacuazione del personale interno. Rientrata la protesta, sei ore dopo, la sensazione è quella di una tregua.
«L’Europa ha smarrito la sua anima in balia di discussioni interminabili sulle procedure — dice invece il premier Enrico Letta alla Camera — serve invece solidarietà. Chiederemo al Consiglio europeo quattro impegni precisi e non accetteremo compromessi al ribasso: il dramma di Lampedusa è una questione europea; misure immediate per mettere in atto il programma di sorveglianza
Eurosur e rafforzare Frontex; un piano d’azione per la gestione dell’emergenza migratoria; dialogo con i Paesi del Mediterraneo ». Gli fa eco il ministro dell’Interno Angelino Alfano: «L’accoglienza degli immigrati è un punto fermo ma non possiamo tenerli tutti. Prima del futuro degli altri dobbiamo occuparci del futuro degli italiani». Intanto sull’Italia rischia di piovere una procedura
di infrazione da parte dell’Europa: «Non ha ancora recepito la direttiva europea contro il traffico di essere umani», ha anticipato a
RNews Maria Grazia Giammarino responsabile della “campagna contro la tratta umana” dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
Gli sbarchi, nel frattempo, non si fermano. Ieri su un barcone con a bordo 250 migranti è nata una bimba. Si chiama Hammad, è siriana, e adesso si trova a Lampedusa, dove è stata accolta con i suoi genitori e i 4 fratelli. Gli uomini della Guardia Costiera, che ieri hanno contato almeno altri 600 migranti approdati in Sicilia, l’avevano chiamata — al momento di affidarla ai volontari — Marina.


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