Napolitano: manovra, il coraggio non significa incoscienza

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NAPOLI — «Il coraggio non significa incoscienza». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a difendere l’impianto della legge di Stabilità messo a punto dal governo Letta, accusato soprattutto dalle parti sociali, di mancanza di coraggio nel ridurre il cuneo fiscale sul costo del lavoro. «Non serve coraggio se poco responsabile — sostiene il capo dello Stato — l’atteggiamento critico deve essere sostenibilmente propositivo e consapevole di vincoli e condizionamenti oggettivi che non si possono aggirare». Il messaggio di Napolitano arriva a bordo di una intervista registrata giovedì sera e videotrasmessa ieri sul palco del convegno dei giovani imprenditori di Confindustria svoltosi quest’anno non a Capri ma a Napoli.
Poco prima, in linea con il disappunto e la delusione contro la manovra del governo esternato da tutte le associazioni imprenditoriali, dal sindacato e da molti partiti, i giovani confindustriali avevano spiegato proprio che «si sarebbero aspettati una legge di stabilità coraggiosa e di rottura che segnasse la fine del rigore depressivo e l’avvio di investimenti per la crescita». «Purtroppo non è stato così — ha detto il presidente Jacopo Morelli — questa legge è di stabilità di nome e di fatto, le larghe intese non servono se non producono risultati, grandi riforme e azioni strategiche». Da Roma, imprese e sindacati reagiscono in modo diverso (tra di loro). Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha dichiarato che insieme a Cisl e Uil stanno ragionando se proclamare uno sciopero generale contro la legge di Stabilità. Lunedì ci sarà un vertice a tre per decidere. Il leader della Cisl Raffaele Bonanni, infatti, ha fatto sapere che prima preferisce avere un chiarimento col premier Letta. Per la Camusso non sarebbe un sacrilegio arrivare a tassare al 20-22% anche i Bot come si fa nel resto d’Europa.
In un documento comune firmato da Abi (banche), Rete imprese Italia (artigiani e commercianti), Confindustria, Anie (assicurazioni) e Alleanza delle cooperative, il mondo delle aziende dimostra invece di recepire l’invito di Napolitano ma senza rinunciare ad arricchire il taglio del cuneo fiscale durante l’iter parlamentare. Che ora la lotta sulla legge di stabilità si sposti alla Camera e al Senato appare scontato. Val la pena menzionare un lungo applauso regalato alla sociologa Chiara Saraceno dalla platea dei giovani quando si è detta disponibile a pagare l’Imu sulla prima casa pur di trovare risorse a favore del cuneo. Questa è la tesi di Confindustria, del Fondo monetario, di Bankitalia e di Bruxelles.
La saggezza del capo dello Stato nel promuovere una manovra «che non si è inventata coperture fasulle» segue il forte endorsement a Letta pronunciato dall’inquilino della Casa Bianca Barack Obama con quelle parole lapidarie «l’Italia sta andando nella giusta direzione». L’invito alla calma e alla riflessione di Napolitano non ha fermato l’irruenza del presidente del Gruppo Espresso Carlo De Benedetti, tornato a parlare dopo 15 anni sul palco confindustriale. Dopo aver premesso che non sarebbe stato «educato» ha duramente criticato la vecchia politica e il sistema finanziario del “salotto buono”. L’Ingegnere ha proposto una «rivoluzione culturale e generazionale» facendo suonare questa parola come musica per Matteo Renzi (Pd) e sostenuto che adesso è il «momento dei trentenni». Letta e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni? «Due persone che stimo, ma ci avevano promesso grandi cose per agganciare una ripresa che non c’è e invece ci offrono 2-3 miliardi per ridurre il costo del lavoro, cosa possiamo aspettarci se non il minimo sindacale da questo governo, da questa politica?». Per non parlare di Alitalia e Telecom, due vicende scandalose. E allora «ci vuole una rivoluzione, non c’è altro da fare». Gli risponde abilmente, interrogata dal moderatore Dario Laruffa, il neopresidente della fondazione Mps e vicepresidente di Confindustria Antonella Mansi. Che ricorda il significato etimologico, dal latino «revolutio» che significa anche «ritorno». In questo caso ai valori corretti per fare impresa e politica.
Roberto Bagnoli


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