Pd, scontro sulla legge elettorale Renzi: quanti proporzionalisti

ROMA — Per quanto tutti invitino tutti alla collaborazione, nel Pd continua lo scontro fra i candidati alla segreteria. Matteo Renzi ieri ha riacceso le micce sulla legge elettorale: «A fine novembre — ha ribadito in un videoforum di Repubblica — presenteremo un sistema elettorale per cui alla sera del voto si saprà chi ha vinto, che resterà comunque cinque anni, come il modello dei sindaci. Serve un’alternanza secca, c’è la sinistra e la destra… Non esiste che andiamo a votare con il Porcellum. Il giochino non detto di qualcuno è di forzare su una legge elettorale proporzionalista. Tolgo Letta, che è un convinto bipolarista e tolgo gli altri candidati alla segreteria, magari c’è qualcuno che li sostiene alle primarie però…».
Ai sospetti del sindaco di Firenze risponde a distanza Guglielmo Epifani: «Il sistema maggioritario a doppio turno è storicamente la posizione del Pd. Poi la questione è come realizzarlo». E al segretario uscente si unisce Gianni Cuperlo, anche lui in corsa per la guida del partito: «Il Pd è per il bipolarismo, è una linea di non ritorno. Giochini tra noi sulla legge elettorale? C’è persino un problema linguistico a mettere le due cose insieme. Non scherziamo, i giochini sono per i bambini, il sistema di voto è una cosa molto seria…». Inoltre, a Renzi che sollecita l’avvio della riforma a partire dalla Camera perché lì c’è «una maggioranza sicura», Cuperlo ricorda che «è già incardinata al Senato. Lasciamoli lavorare. Infilarci in una questione del genere finirebbe per spostare l’attenzione più su questo che sul merito. E non si può assolutamente tornare alle urne con la legge elettorale attuale».
Ma non è tutto. Perché Renzi spara anche altre cartucce: «Se noi vogliamo vincere, qualcosa al centrodestra e a Grillo va preso. Della sinistra con la puzza sotto il naso io non so che farmene, mi manda fuori di testa. Io voglio vincere». E questa volta è Massimo D’Alema a replicare: «Renzi lancia appelli come se fossimo in campagna elettorale, ma non è così. Noi stiamo eleggendo il segretario del Pd. Ho l’impressione che Renzi non si renda conto di qual è l’oggetto. A me non sembra molto normale che il segretario del Partito democratico lo eleggano gli elettori del Pdl. Sarebbe come se l’amministratore del mio condominio lo eleggessero quelli del palazzo di fronte». E poi continua: «Matteo è un ragazzo che suscita tante speranze, tanta passione, e ciò ne fa un asset per il nostro partito. Mi auguro ne faccia buon uso. Se vuole usarlo come trampolino di lancio per Palazzo Chigi, gli consiglio cautela, perché la piscina è vuota».
Poi partecipa alla querelle anche Pippo Civati, che lancerà domani la sua candidatura ufficiale. Da Radio24 dichiara: «Non andrei a pranzo con Briatore e non mi sorprende che gli piaccia Renzi. È un po’ che si frequentano. Io corteggio un altro tipo di elettore, dobbiamo recuperare prima quelli del Pd» (un punto sul quale concorda anche il quarto candidato, Gianni Pittella: «Torniamo a parlare alla nostra gente»). Però, aggiunge Civati scherzando, «se Renzi dovesse vincere il congresso e mi chiedesse di fare il vice, lo farei volentieri. Non credo però che me lo chiederebbe». Ma ce n’è anche per D’Alema:«Ci vuole una nuova generazione per il Pd. Non sceglierei figure del passato neanche per le Europee. D’Alema non è stato presentato al Parlamento italiano, non si capisce perché dovrebbe candidarsi in Europa».
R. R.

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